Per questo due carabinieri in servizio a Mantova - dove è avvenuta la vicenda dal 2008 al 2010, con decine di incontri - sono stati condannati dalla Cassazione per induzione indebita e peculato d'uso. I due militari, il calabrese Marco M. condannato a quattro anni di reclusione, e il romagnolo Roberto S. condannato a tre anni e otto mesi di carcere, consumavano i rapporti in divisa e raggiungevano 'Ana Paula' e 'Bruna', alternativamente, a bordo dell'auto di servizio. Senza successo, i due imputati hanno protestato contro la sentenza emessa a loro carico dalla Corte di Appello di Brescia nel 2016 - a conferma di quella pronunciata in primo grado dal Tribunale di Mantova - rivolgendosi alla Suprema Corte per contestare l'entità della pena. Gli 'ermellini', infatti, la hanno ritenuta giusta e congrua "in riferimento alla gravità dei fatti ed alla situazione di particolare debolezza delle persone offese, anche solo a considerare che la loro presenza sul territorio italiano era giuridicamente irregolare". La vicenda venne a galla perché un altro trans, fermato per un controllo da una pattuglia di carabinieri aveva raccontato che due suoi amici non avevano problemi con le forze dell'ordine perché erano "protetti" da due carabinieri "in cambio di prestazioni sessuali". Da lì presero avvio le indagini ed emersero le numerose telefonate degli imputati alle utenze di 'Ana Paula' e 'Bruna' a fronte di una unica annotazione di servizio.
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