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Torna il rito del porco, in Calabria sfida tra chef

Torna il rito del porco, in Calabria sfida tra chef

Una sfida gastronomica all'ultimo taglio da "haute cuisine" internazionale. E' quella che andrà in scena a Villa Rossi, dimora storica di Santa Cristina d'Aspromonte, in occasione dell'iniziativa "Pig, ovvero del porco calabro non si butta via niente". Un evento di arte culinaria, "contro la demonizzazione sommaria del consumo di carne", spiegano gli organizzatori, che si richiama al rito ancestrale dell'uccisione del maiale, circostanza che ha sempre rappresentato, nell'immaginario rurale calabrese, un rituale collettivo di grande potenza liberatoria, carico di buoni auspici, buono per alimentare nuove speranze ed esorcizzare la paura dei raccolti magri e lo spettro della miseria.

Due macellai rinnoveranno il rito antico perpetuando la tradizione mentre i cuochi, tra i più apprezzati della regione e non solo, saranno chiamati per scegliere un taglio dell'animale per mettere a punto il proprio piatto. "Si tratta di alcuni chef protagonisti del rinascimento della cucina italiana e calabrese in particolare - afferma Nino Rossi, chef-patron di Villa Rossi e del ristorante Qafiz, ideatore e organizzatore dell'evento - e a loro spetterà il compito di dare linfa a un rituale in cui sopravvive la Calabria più autentica e carnale, letteralmente. Una tradizione che vogliamo recuperare per la carica identitaria che rappresenta".

A sfidarsi tra i fornelli, all'insegna del rito primitivo e hardcore, però, ci saranno non solo i protagonisti della nouvelle vague calabrese come Luca Abbruzzino (Catanzaro), Antonio Biafora (San Giovanni in Fiore), Gennaro di Pace (Saracena), il pasticciere Rocco Scutellà), Maurizio Sciarrone (Palmi) e lo stesso Nino Rossi, ma anche chef provenienti da altre città d'Italia e d'Europa come Mauricio Zillo e Francesco Ruggiero (Parigi), Diego Rossi (Milano), Giacomo Sacchetto (Verona), Luciano Monosilio (Roma) e Angelo Sabatelli (Putignano Bari). Ad ognuno di loro sarà concessa l'opportunità di prelevare le parti desiderate per elaborare, in totale libertà, il loro piatto creativo con l'utilizzo delle tecniche preferite ed attingendo ad una "palette" di ortaggi e materie prime del paniere stagionale. Ai macellai locali Ioppolo e Arturo, inoltre, il compito di cuocere lentamente all'interno di un paiolo di rame alimentato a carbone alcune parti del maiale nella sua stessa sugna, come si faceva una volta. Presenti cantine come 'A Vita, Sergio Arcuri, Cataldo Calabretta, Cantine Viola, tra le più interessanti dell'intero panorama enoico calabrese.

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