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Estorsioni sui parchi eolici e appalti, così le cosche aiutavano i detenuti

Estorsioni sui parchi eolici e appalti, così le cosche aiutavano i detenuti

Il boss di Cutro Nicolino Grande Aracri, Pasquale Barbaro di Platì, Rocco Mazzagatti di Oppido Mamertina, Giuseppe Bruno (successivamente ucciso insieme alla moglie) di Vallefiorita. È particolare «per quanto riguarda le caratteristiche soggettive dei partecipanti ma, anche e soprattutto, per l’ampiezza degli argomenti trattati» il summit del 2 agosto 2012, documentato dai Carabinieri e finito nell’inchiesta Kyterion della Dda di Catanzaro, sfociata un anno fa in 25 condanne per un totale di 212 anni di reclusione e tre assoluzioni.

Nelle motivazioni della sentenza, depositate nei giorni scorsi, ampio spazio viene riservato all’incontro tenutosi in un casale «nel quale – scrive il gup di Catanzaro Carlo Saverio Ferraro – vengono trattate le strategie criminali che riguardano il controllo dei lavori pubblici e privati (ammodernamento della strada statale 106 e costruzione di parchi eolici) ma anche la predisposizione di un imponente apparato logistico finalizzato all’importazione di sostanze stupefacenti». Dalla droga si passa rapidamente a discutere della necessità di cave e mezzi «per controllare i numerosi lavori in atto nel territorio». Ed è Grande Aracri, secondo gli inquirenti, «ad illustrare come controllare – scrive ancora il giudice – tutte le attività al fine di massimizzare i profitti: dai lavori di movimento terra alla fornitura di inerti o cemento». Chiaro il concetto espresso: «Gli facciamo bruciare l’escavatore... gli faccio bruciare l’escavatore... là lo dobbiamo fare noi il materiale! Se tuo vuoi fare la strada... vuoi fare la strada qua... da noi devi venire!».

Una strategia in cui il “controllo” dei parchi eolici, business che anni fa avrebbe arricchito le cosche, assume un ruolo importante. «Nel summit – annotano ancora gli inquirenti – si fa riferimento alla dazione di un “fiore” da parte di una ditta sponsorizzata da un altro esponente di ’ndrangheta». E l’operazione Kyterion ha acceso i riflettori anche sulla tentata estorsione alla società spagnola titolare delle pale località Rosita - Campolongo tra i comuni di Isola Capo Rizzuto e Cutro. Danneggiamenti, incendi, auto sforacchiate dai proiettili: episodi regolarmente denunciati e finiti nel processo. Alle resistenze dell’impresa, Grande Aracri avrebbe risposto con particolare durezza: «Adesso... adesso glieli rompiamo tutti questi pannelli solari... glieli rompiamo tutti... perché sia la gestione dei pannelli solari che delle pale la dobbiamo prendere noi... due o tre milioni li prendiamo di là e due milioni li prendiamo di là e sono quattro milioni».

D’altronde, il controllo criminale del territorio sarebbe stato pressoché totale. «Emerge in tutta chiarezza la pervasività del controllo del territorio praticata dall'organizzazione mafiosa e la dazione del “fiore” (una percentuale dei guadagni sui lavori eseguiti) non deve essere intesa come una prevaricazione criminale, ma come qualcosa che è dovuto alla ‘ndrangheta: “a noi ci devi dare quello che ci tocca e basta”», si legge ancora nella sentenza.

Anche i lavori per l’ammodernamento della Statale 106 sarebbero finiti nel mirino. È nel corso di un altro incontro intercettato dai Carabinieri, che Grande Aracri ne parla più o meno esplicitamente dando indicazioni sulla divisione dei proventi: una parte agli Arena, una ai Nicoscia. Tutto, è la raccomandazione, «facendo particolare attenzione che i soldi arrivino ai detenuti». Un passaggio illuminante, secondo il gup di Catanzaro, sul ruolo del boss. «Il “capo” si occupa della raccolta dei proventi delle estorsioni in funzione: del suo incarico, e la successiva distribuzione attraverso i responsabili delle varie articolazioni territoriali (“...quando escono questi soldi delle rotonde... quanti ne escono... cinquanta mila euro? Io venticinque glieli do... una correttezza...”), preoccupandosi che i soldi arrivino ai detenuti (“...onde evitare questo problema... perché nelle carceri si parla che dice che soldi non ne arrivano...”)».

L’inchiesta

L’operazione Kyterion è “gemella” della maxi-inchiesta Aemilia condotta dalla Dda di Bologna. Nel mirino della Procura antimafia di Catanzaro sono finite le attività della cosca di Cutro e del suo boss Nicolino Grande Aracri.

Trentasette arresti sono scattati il 28 gennaio 2015. Impegnati 200 militari fra Cutro, Isola Capo Rizzuto, Crotone e Catanzaro. L’udienza preliminare ha avuto inizio il 18 dicembre 2015. E nel frattempo, a gennaio 2016 è scattato il seguito con altri 16 arresti.

Il 5 novembre del 2016 è stata pronunciata del rito abbreviato: 25 condanne e 3 assoluzioni. Trent’nni per il boss Nicolino Grande Aracri e il fratello Ernesto. Un anno dopo il deposito delle motivazioni.

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