"Uno dei boss della mafia calabrese, appartenente al clan Serraino, voleva uccidere suo figlio perché era omosessuale e per fare questo si rivolse a Pasquale Latella, altro boss della 'Ndrangheta, pregandolo di organizzargli l'omicidio perché lui 'non aveva il coraggio'". La vicenda, è scritto in una nota, "è stata rivelata da Antonino Cuzzola, killer della 'Ndrangheta, che apprese della vicenda direttamente dal Latella per il quale 'realizzavo omicidi su commissione'" nel corso di una intervista al massmediologo Klaus Davi nell'ambito di un documentario curato in collaborazione con Alberto Micelotta e prodotto dal network reggino RTV ed è un episodio di omofobia, prosegue la nota, "completamente sconosciuto alle cronache giudiziarie e ignorato dall'antimafia". "Un appartenente a una delle famiglie più importanti di Reggio Calabria voleva far uccidere suo figlio perché si diceva che fosse gay e molestasse i ragazzini nel suo bar" ha riferito Cuzzola nell'intervista. "Andò cosi: il padre in questione (Cuzzola fa il nome dell'interessato bippato nel servizio) - è scritto nella nota di Davi riferendo le parole di Cuzzola - si rivolse al boss Pasquale Latella per il quale 'lavoravo' e che mi raccontò l'episodio. Questo perché numerosi ragazzi venivano molestati e quindi andavano dai rispettivi padri per lamentarsi. Il Latella, quando incontrò il compare, gli segnalò le lamentele delle famiglie. Il boss in questione disse che lo sapeva e chiese allo stesso Latella di uccidere suo figlio perché 'non ne poteva più e io non ho il coraggio'. Latella però si rifiutò, 'sono cose vostre di famiglia', e neanche mi chiese di farlo a mia volta. Ma il ragazzo era nel mirino anche di altre famiglie: si diceva infatti che andasse troppo in giro a raccogliere e diffondere notizie. Per questo anche altri clan volevano farlo fuori. Pensavano che facesse la spia. Ma poi, fu graziato". (ANSA)
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