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"Luigi Galizia uccise le donne per vendicare il fratello"

"Luigi Galizia uccise le donne per vendicare il fratello"

È una trama da brividi, un incubo lungo sei mesi. nel copione s’impastano un delitto tra amici, un garage trasformato in una fornitissima santabarbara e l’omicidio di due donne in un cimitero di paese. Sono proprio le armi che fanno da spartiacque tra la vita e la morte, le armi che disegnano i contorni dello scenario di questa faida sbocciata tra Rende e San Lorenzo del Vallo. Un racconto di sangue valorizzato ieri mattina in corte d’assise (presieduta da Giovanni Garofalo) dai testi chiamati a deporre dal pm Giuliana Rana. Il processo è quello che fa luce sulla strage delle donne, mamma e figlia, uccise nel camposanto di San Lorenzo. Alla sbarra c’è l’uomo che gl’inquirenti hanno inchiodato al ruolo di killer: Luigi Galizia. Parte offesa è Franco Attanasio, 33 anni, agente immobiliare con la passione per il giornalismo sportivo. E proprio lui sarebbe il perno di questa storia agghiacciante. Un intrigo che l’ex capo della Mobile, Giuseppe Zanfini, ha contribuito a rischiarare partendo proprio da quella soffiata sulle armi. Una “spiata” che costituisce l’innesco di questo cammino folle. «Uno dei miei uomini mi disse che una sua fonte, senza rivelarmene l’identità, gli aveva suggerito d’andare a ispezionare un box di Rende perchè dentro cerano “cose illecite”. Quella sera stessa fu ucciso Damiano Galizia ma noi ancora non sapevamo nulla di quel delitto. E non immaginavamo di chi fossero quelle armi. Ci appostammo un giorno intero davanti a quel garage nella speranza di vedere arrivare qualcuno...». Intanto, Attanasio, in un’altra zona di Rende uccideva Galizia per un movente banale: i due erano vecchi amici ma Franco aveva un debito con Damiano, doveva restituirgli 17mila euro. Galizia andò a Rende per parlare con Attansio che si era armato e lo avrebbe affrontato con la pistola che deteneva regolarmente. Damiano Galizia morì, ucciso dal suo debitore. Per cinque giorni il suo corpo rimase in quella villetta, avvolto in un tappeto e impacchettato nel cellophane dei sacchetti della spesa. «Noi, intanto, indagavamo sulle armi. La proprietaria, una donna del Crotonese, ci disse che aveva affidato il box all’agente immobiliare per venderlo. E lui, Attanasio, probabilmente, aveva consentito all’amico Damiano Galizia di utilizzarlo. Pensammo che quelle fossero parte dell’arsenale del clan Presta sia perchè San Lorenzo del Vallo è parte del mandamento del boss di Tarsia e sia perchè Galizia è imparentato con il compare di Presta. Per questo l’indagine sull’arsenale passò alla Dda di Catanzaro». Zanfini, poi, incalzato anche dai difensori dell’imputato (gli avvocati Cesare Badolato e Francesco Boccia) ha chiarito che Luigi Galizia avrebbe esternato da sempre la volontà di vendicare il fratello Damiano. È toccato, quindi, al luogotenente dell’Arma, Pio Croce, del Norm di San Marco Argentano, e al maresciallo, Sergio De Cristofaro, capo della Stazione di Spezzano Albanese, ricostruire la strage e la fuga di Luigi Galizia, cosegnatosi solo dopo cinque giorni. Un’udienza arricchita dalla testimonianza dell’ex fidanzata dell’imputato.

Luigi Galizia, 39 anni, è finito a giudizio, davanti alla Corte d’assise cittadina, perchè sospettato di essere l’autore della strage delle donne nel cimitero di San Lorenzo del Vallo. Il capo dei pm di Castrovillari, Eugenio Facciolla, e il suo sostituto, Giuliana Rana, lo hanno sempre ritenuto responsabile dell’uccisione di Edda Costabile, 77 anni, e della figlia, Ida Maria Attanasio, 52, assassinate per vendetta. Le vittime, infatti, erano la mamma e la sorella di Franco Attanasio, in carcere dagli inizi di maggio dello scorso anno per aver assassinato il trentunenne Damiano Galizia, fratello di Luigi. Ma secondo gl’inquirenti, Attanasio avrebbe pagato anche la “soffiata” che permise alla polizia di scoprire il fornitissimo arsenale nascosto in un box-garage di Rende. Tre storie che sembrano intrecciarsi attorno all’unico perno: Franco attanasio.

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