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Una luce nel mistero fitto della scomparsa di Maria Chindamo?

Imprenditrice scomparsa Perquisizioni a tappeto

Il collaboratore di giustizia è giovane ma dagli inquirenti viene ritenuto affidabile. Si tratta di Giuseppe Dimasi, che è rimasto impigliato nella rete della Dda reggina nell’indagine “Lex”. Un’operazione con cui sono state disarticolate le cosche di Laureana di Borrello. Un dettaglio non di poco conto, perché Laureana di Borrello è anche il paese di cui è originaria Maria Chindamo, l’imprenditrice agricola Maria Chindamo, sparita nel nulla il 5 maggio del 2016 nella zona di Nicotera, quasi al confine tra la provincia reggina e il Vibonese.

Non stupisce, quindi, che tra le prime dichiarazioni rese dal nuovo collaboratore di giustizia della Piana di Gioia Tauro, che sono state depositate dal pm, ci sono anche alcuni riferimenti al caso della Chindamo.

Non è molto, ma può essere una traccia da seguire. Una traccia che gli inquirenti sperano possa indicare una soluzione di una storia che, da circa un anno e mezzo ormai, è avvolta nel mistero. Dimasi, pur dichiarando di non aver mai ricevuto un’affiliazione alla ’ndrangheta, conferma agli inquirenti il rapporto fiduciario, soprattutto sotto il profilo economico e imprenditoriale, che lo lega a Marco Ferrentino capo dell’omonima cosca, egemone in Laureana di Borrello. Dimasi, residente da tempo a Voghera, ha riferito proprio sugli affari delle cosche Chindamo e Ferrentino su quel territorio: il giovane, infatti, sarebbe stato un uomo a disposizione delle famiglie di Laureana di Borrello.

Nelle pieghe del le tante pagine sottoscritte dal giovane, vi è anche un passaggio inquietante riguardante la 44enne Maria Chindamo: «Con riferimento alla scomparsa di Mariella Chindamo, Marco diceva “secondo me gliel’hanno fatta pagare”, alludeva al fatto che la donna aveva avuto una relazione extraconiugale e il marito non accettando la separazione, si era suicidato».

Il “Marco” cui Dimasi fa riferimento altri non è se non Marco Ferrentino, considerato il vertice della famiglia mafiosa di Laureana di Borrello. Un’eventuale confidenza del capoclan, dunque, potrebbe essere una luce, poiché in quei luoghi non accadeva (e non accade) nulla senza che la ’ndrangheta non se sappia qualcosa. E questo nonostante la circostanza che Maria Chindamo sia stata vista per l’ultima volta nel Vibonese: l’azienda agricola di Maria Chindamo ha sede a Limbadi (regno dei Mancuso) e per questo motivo la donna si recava spesso nel Vibonese.

L’imprenditrice sparì nella zona di Nicotera mentre era alla guida della sua auto, sulla quale, secondo quanto è emerso dalla indagini, viaggiava da sola. La vettura della donna fu trovata col motore acceso e all’interno furono rinvenute alcune macchie di sangue, non si sa se appartenenti alla stessa Maria Chindamo o ad altre persone. Il marito dell’imprenditrice si era suicidato un anno prima della sparizione e da allora Maria Chindamo aveva assunto la gestione dell'azienda agricola di famiglia. Ma adesso c’è una domanda nuova: chi gliela avrebbe fatta pagare?(p.g.)

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