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Processo immediato per la ’ndrangheta stragista

Processo immediato per la ’ndrangheta stragista

La prova – secondo il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo che ha coordinato l’imponente indagine “Ndrangheta stragista” – è talmente evidente che l'udienza preliminare si può saltare e si può (meglio: si deve) andare direttamente davanti ai giudici della Corte d'assise di Reggio Calabria per celebrare il processo a Rocco Santo Filippone e Giuseppe Graviano, i quali devono rispondere della pesante accusa di essere i mandanti degli omicidi e dei tentati omicidi dei carabinieri che negli anni Novanta hanno insanguinato Reggio Calabria e dintorni. Episodi che per anni sono stati razionalmente “inspiegabili” all’interno del contesto reggino ma che poi alcuni collaboratori di giustizia hanno illustrato agli investigatori come episodi che vanno inquadrati in un contesto più ampio del Reggino e letti nella famigerata stagione stragista che portò il Paese sull'orlo di una crisi di nervi collettiva.

Anche la 'ndrangheta, dunque, secondo questa’inchiesta della Dda reggina, partecipò a pieno titolo alla strategia stragista ed eversiva pianificata dal capo dei capi Totò Riina e dai corleonesi per costringere lo Stato a venire a patti con la mafia per rendere meno rigorosa e stringente la legislazione antimafia e quel regime di carcere duro così indigesto ai boss in galera .

La tesi della Dda reggina finora ha convinto il gip per lo scorso mese di luglio ha ordinato l’arresto di Filippone e notificato le nuove accuse a Graviano, poi ha convinto il Tribunale della Libertà, che ha respinto il ricorso delle difese, e adesso anche il gip Adriana Trapani che ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Lombardo e disposto il giudizio immediato e ha fissato la data del prossimo 30 ottobre come inizio del processo, a condizione che la difesa degli imputati non chieda il giudizio abbreviato.

Sarà quindi davanti alla Corte di Assise che la tesi dell’accusa verrà confutata dall’antitesi degli avvocati difensori per arrivare, infine, a una sintesi processuale che sarà poi cristallizzata nella sentenza di primo grado.

È chiaro che si tratta comunque di un’indagine e quindi di un processo molto delicato che potenzialmente può riscrivere la storia italiana recente. Sul banco degli imputati ci sono due presunti boss della ’ndrangheta e di Cosa nostra, che per la Dda sono i mandanti delle azioni di sangue contro i carabinieri in quanto rappresentanti dello Stato, ma sullo sfondo di questo processo si muovono gli inquietanti fantasmi della P2 di Licio Gelli e della massoneria deviata, di apparati infedeli dello Stato e di gruppi terroristici. Storie complicate e diverse in superficie ma che si fondono e si confondono in profondità con il progetto di minare le fondamenta democratiche dello Stato e di stravolgere il volto della Repubblica lasciando una scia di sangue e di domande (finora) senza risposte.

E proprio per cercare di dare una risposta compiuta e definita a eventi che hanno insanguinato l’Italia, le indagini della Dda reggina non sono terminate con l’arresto di Filippone e Graviano ma continuano. E il processo che inizierà a breve a carico dei due imputati non è che una piccola porzione di un’inchiesta ben più ampia. Del resto, come tramandano i vecchi investigatori le indagini non finiscono mai ma possono sempre offrire nuovi spunti da chiarire e approfondire. A svelarlo, in questo caso è non solo la grande mole di materiale probatorio che è confluito nel fascicolo dell’inchiesta “’Ndrangheta stragista”, ma anche il lungo elenco di capi di imputazione per i quali – si legge nel decreto che dispone il giudizio immediato – «si procede separatamente».

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