Crotone-Catanzaro-Malta: c’è un sottile filo rosso che lega la Calabria all’isola dei Cavalieri. E si tratta della maxi-inchiesta Jonny condotta dalla Dda del capoluogo calabrese sugli interessi illeciti della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto.
Uno dei filoni d’indagine approfondisce il controllo del gioco d’azzardo e delle relative macchinette in provincia di Crotone e nella fascia jonica del Catanzarese. Un mosaico nel quale s’innesta il ruolo di Malta, aspetto di cui il procuratore Nicola Gratteri ha parlato nell’ultima audizione alla Commissione parlamentare antimafia: «Si interessavano (alcuni degli indagati, ndr) di controllare i videogiochi d’azzardo on line con una società avente sede a Malta. Dall’isola stiamo ancora aspettando i risultati di una rogatoria internazionale». La nota dolente sta proprio qui: da Malta sembrano poco intenzionati a collaborare. «È molto sospetto – ha ammesso Gratteri – il dato che a Malta ci sia questa concentrazione di società che fanno gioco on line. Tutto questo interesse... Non è tanto comodo andare a Malta, quindi c’è qualcosa che non va sul piano normativo, legislativo e sul piano dei controlli. Siccome Malta non si trova molto lontano dall’Italia e abbiamo rapporti continui, sarebbe il caso di approfondire il perché, non solo sul piano giudiziario, su cui ce la metteremo tutta. Una maggiore sensibilità sul piano amministrativo e politico non guasterebbe, visto che si parte da Crotone per andare proprio a Malta, o anche da altre parti del mondo».
Le risposte dall’isola-ponte nel Mediterraneo tardano ad arrivare: «Abbiamo sollecitato anche attraverso la Procura nazionale antimafia. Ho partecipato a una riunione – ha raccontato ancora il procuratore di Catanzaro – perché non è concepibile che un Paese così vicino, con cui si hanno rapporti così cordiali, così intimi, non ci risponda. Io ho più facilità con la Colombia e col Perù che non con Malta. Non riesco a capire». Un vero e proprio sfogo quello di Gratteri: «Le rogatorie sono soprattutto la volontà politica, l'indirizzo che si dà a rispondere o a non rispondere. Malta decide di non collaborare con l’Italia e mi risponde dopo sei mesi, un anno; dopo che ho chiuso l'indagine, non mi serve a nulla. Questo è un tipo di risposta che si dovrebbe dare on line: non credo che a Malta ci sia tanto da fare, tanto da lavorare. È solo una scelta quella di non rispondere».
In attesa di risposte, gli approfondimenti della Dda di Catanzaro sul gioco d’azzardo sono destinati ad ampliarsi, come confermato all’Antimafia: «Stiamo facendo delle indagini sul gioco on line. Ci sono delle organizzazioni criminali che intervengono non solo sul racket delle macchinette da imporre negli esercizi commerciali – non vi dico niente di nuovo – ma anche sul truccare queste macchinette. Il 90 per cento di queste è truccato».
Sembra quasi inevitabile che un settore in cui gira tanto denaro come quello del gioco on line attiri gli appetiti delle organizzazioni criminali, a partire dalla ‘ndrangheta. Che s’infiltra, guadagna, ricicla. La stessa Commissione parlamentare antimafia ha fotografato il fenomeno con una relazione. Non solo il business delle macchinette piazzate negli esercizi commerciali, ma anche le scommesse e i casino on line, le lotterie e quant’altro faccia girare denaro. «Le organizzazioni criminali, con l'aiuto dei gestori delle rivendite del Lotto o delle agenzie di scommesse – si legge in un passo della relazione – acquistano con un sovrapprezzo i biglietti vincenti (Lotto, SuperEnalotto, Gratta e Vinci) al fine di riciclare il denaro sporco. In altri casi ancora sono gli stessi gestori che manipolano artatamente le vincite e le perdite, in modo da fidelizzare alcuni giocatori o, viceversa, per “spremerne” e consegnarne agli usurai altri». Fra l’altro, rileva la Commissione antimafia, «secondo alcuni osservatori l’espansione del gioco d’azzardo legale fa da battistrada a quello illegale e lo potenzia».
Allegato:
Il sistema
Nell’inchiesta contro la cosca Arena c’è anche un capitolo, scritto dai finanzieri della Compagnia di Crotone, sugli interessi del clan nel cosiddetto “gaming” (il settore delle scommesse online). L’organizzazione criminale attiva a Crotone, secondo gli inquirenti, aveva la possibilità di utilizzare la piattaforma di gioco di un operatore maltese per bypassare e aggirare le regole dello Stato, muovendo notevoli somme di denaro. Il clan con complici crotonesi si sarebbe avvalso di metodi spicci e intimidatori per acquisire e mantenere «una posizione dominante», hanno scritto gli investigatori, nel settore delle scommesse on line e su rete fissa, nonché, del noleggio degli apparecchi per il gioco on-line, nella città di Crotone e dintorni, fino al Catanzarese.