Il coraggio della scelta. I minori calabresi, nati e cresciuti in famiglie di ’ndrangheta, non saranno lasciati soli di fronte al dramma esistenziale di rinnegare il padre boss o i genitori e i fratelli espressione delle cosche. Saranno “Liberi di scegliere” ed avranno accanto lo Stato. Dopo i provvedimenti rivoluzionari dei Tribunale per i Minorenni di Reggio di sradicare i giovani dai contesti familiari di mafia e di criminalità organizzata adesso c’è un progetto che punta proprio all’accompagnamento sociale dei minori. Un Accordo Quadro - partner i Ministeri della Giustizia e dell'Interno, la Regione, le Corti d’Appello, i Tribunali e le Procure per i minorenni di Reggio e Catanzaro - è stato firmato ieri in Prefettura a Reggio alla presenza dei ministri dell’Interno, Marco Minniti, e della Giustizia, Andrea Orlando. Tutti convinti di rilanciare l’offensiva dello Stato per vincere le mafie confidando nel riscatto dei minori.
“Liberi di scegliere”, come si legge nelle sette pagine dell’Accordo, punta a realizzare percorsi personalizzati di rieducazione, sostegno e reinserimento sociale in favore di minori e giovani adulti provenienti o inseriti in contesti di criminalità organizzata; garantirgli adeguate tutele finalizzate ad una regolare crescita psico-fisica; realizzare un programma sperimentale di prevenzione della marginalità sociale attraverso opportunità formative, lavorative e ricreative, valorizzandone le potenzialità.
Tra i fautori del progetto il presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio, Roberto Di Bella, il primo ad emettere provvedimenti forti togliendo la potestà ai genitori capoclan: «I nostri provvedimenti sono stati degli scossoni culturali, in una terra dove la ’ndrangheta si eredita, la cultura mafiosa si tramanda. Adesso le madri non si oppongono più, si dissociano chiedendoci aiuto a cambiare vita».
Una scelta coraggiosa. E difficilissima: recidere i vincoli familiari è un’opportunità di riscatto, inseguendo un futuro di speranza. Un progetto che va finanziato. Pronta alla sinergia e soprattutto a individuare le risorse è la Regione Calabria, come assicura il presidente Mario Oliverio: «Atti che hanno aperto uno squarcio nell’organizzazione della ’ndrangheta; un’azione culturale, di recupero sociale. In questo senso le risorse della Regione possono essere la linfa con la quale, in modo coordinato, questo progetto possa avere la giusta efficacia».
Plaude a tutti gli artefici del progetto il Guardasigilli, Andrea Orlando: «Una giurisprudenza innovativa, un modello da esportare in altre realtà e contesti sociali. Convinti che serve dialogare, che non possiamo rispondere con il codice, ma ponendo le fondamenta per costruire condizioni di libera scelta e libero arbitrio a questi “figli speciali” dando loro la possibilità di un futuro di donne e uomini liberi».
Per il ministro dell’Interno, Marco Minniti, l’Accordo «rappresenta una bella pagina di civilità che fa vedere in controluce l’anima e lo spessore di una democrazia. Le mafie non vivono soltanto di economia e di intimidazione militare, ma soprattutto, e questo è inaccettabile, di simboli e di sistemi educativi propri. Ecco perché questo accordo interagisce sulla persona con la formazione e l’orientamento dei comportamenti. Ed il rapporto di sangue, in tale contesto, diventa un tema cruciale, sia quando avvengono omicidi, sia quando simboleggia il trasferimento del potere mafioso da padre in figlio. É un elemento di forza del sistema criminale della ’ndrangheta e delle altre mafie e noi lo riscontriamo osservando i figli e le famiglie dei collaboratori di giustizia: molti tra i ragazzi condividono le scelte dei padri. Altri, invece, chiedono di essere restituiti ai nonni, alle famiglie di origine, e questo dà la dimensione del lavoro che ancora ci attende».
I partner
L’Accordo Quadro è stato firmato dal Ministro dell’Interno, Marco Minniti, dal Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, dal Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, dal Presidente della Corte d’Appello di Reggio, Luciano Gerardis, dal delegato del Presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Luciano Trovato, dai Presidenti dei Tribunali per i Minorenni di Catanzaro e di Reggio Calabria, Luciano Trovato e Roberto Di Bella, dai Procuratori per i Minorenni di Catanzaro e di Reggio, Maria Rita Tartaglia e Giuseppina Latella. Illustrando l’iniziativa il Prefetto di Reggio, Michele di Bari, ha sottolineato che «è indispensabile l’impegno corale e sinergico delle Istituzioni per offrire ai “figli di ’ndrangheta” un’alternativa ad una vita già segnata».
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