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Quell'omicidio "fuori controllo" che irritò il boss Andrea Ruga

Quell'omicidio "fuori controllo" che irritò il boss Andrea Ruga

L’omicidio di Angelo Ronzello non rientra nel contesto della ripresa della “Faida dei Boschi”. Il particolare è stato riferito dal collaboratore di giustizia Antonino Belnome ai magistrati della Procura distrettuale antimafia reggina nel corso dell’interrogatorio reso nel febbraio del 2011.

Belnome, ex affiliato alla ‘ndrangheta con la dote di “padrino” e capo locale di Giussano nell’ambito della consorteria Ruga-Gallace-Leuzzi di Monasterace-Guardavalle, aveva estromesso il delitto dalla faida che, secondo gli inquirenti, imperversava nel comprensorio dell’alto jonio-reggino, nel soveratese e nelle Serre Vibonesi.

Sull’assassinio del giovane Ronzello il collaboratore racconta ai magistrati: «Mi ricordo che Andrea Ruga (ndc: il presunto boss morto ammazzato nel 2011) era a Milano, era con me e si era appurata questa notizia... Non ricordo se tramite televisione o gli hanno telefonato ad Andrea. Però dopo Andrea partì subito... non era una cosa programmata». Rispondendo alle domande del pm, Belnome ancora riferisce: «È stata una cosa che lui c’è rimasto, no? Dice: ma che succede adesso, come mai? Cioè, non era una cosa programmata se no l’avrei saputo».

Dopo aver sottolineato che l’omicidio non rientrava nel contesto nella faida l’ex padrino, su specifica domanda del magistrato, aggiunge che Ruga «si era arrabbiato più che altro, non preoccupato, perché è successo nel paese, dove la cosa provocava problematiche. Voleva capire cos’era successo».

In un altro verbale, in relazione ad altri componenti della famiglia Ruga, Belnome, pur non ricordando tutti i nomi, riferisce al pm: «Poi ci sono tutti i Sorgiovanni, che uno dei Sorgiovanni... ha sposato la figlia di Ruga», aggiungendo poco oltre: «Sono picciotti. A parte (...) che è il più grande dei fratelli, che c’ha... gli abbiamo dato in un secondo momento la camorra».

Come evidenziato nell’ordinanza emessa dal gip di Locri, «Angelo Ronzello seppur frequentasse soggetti appartenenti o orbitanti alla criminalità organizzata, non era stato affiliato alla ‘ndrangheta e non costituiva un obiettivo fisico da eliminare nell’ambito della riaccesa cruenta faida dei boschi».

In ogni caso il’omicidio del giovane, avvenuto la sera del 1. aprile 2010, aveva suscitato le “ire” di Ruga per le possibili “problematiche” dirette o indirette che ne sarebbero potute scaturire. Scrive il gip Caterina Capitò: «Le dichiarazioni di Belnome sull’affiliazione dei fratelli Sorgiovanni alla ‘ndrangheta e in particolare alla cosca Ruga, ben si legano con la causale dell’omicidio individuata dal pubblico ministero, atteso che gli indagati devono avere preso come un vero e proprio affronto alla loro famiglia, come uno sgarbo, la richiesta del Ronzello di ripianamento immediato dei debiti, decretandone la morte».(r.m.)

Le indagini del Ris dei Carabinieri

L’auto a nolo “contaminata” e ripulita

Chi ha sparato ad Angelo Ronzello era salito a bordo dell’auto presa a noleggio da uno degli indagati, «prendendo posto verosimilmente sul sedile posteriore lato passeggero, contaminando l’ambiente o con la propria persona o con l’arma utilizzata per commettere l’omicidio». È il dato che emerge nell’ordinanza del gip di Locri, che richiama gli esiti delle indagini eseguite dai carabinieri del Ris di Messina nonché dal dottore Aldo Barbaro, consulente del pm. Nella richiesta del pm Rosanna Sgueglia, ripresa dal gip, sono esposti gli esiti «positivi degli accertamenti sui residui di polvere da sparo rinvenuti nella Fiat Grande Punto, noleggiata da Maurizio Sorgiovanni» e questo «nonostante sia stata sottoposta a lavaggio prima di essere restituita».

Rileva il gip che gli accertamenti tecnici «collegano l’uso della macchina proprio all’omicidio del Ronzello». Nella relazione il dott. Barbaro evidenzia la presenza di «particelle ternarie» e, in particolare, sullo stub 12 «inoltre è stata dimostrata la presenza di una particella similare a quelle rinvenute nello stub eseguito sulla polvere incombusta dei bossoli esplosi calibro 12 repertati dagli investigatori il giorno del delitto». In relazione all’epoca di contaminazione le risultanze investigative derivanti da sommarie informazioni raccolte dalle persone che in un periodo precedente avevano noleggiato e utilizzato, «e alcuni anche lavato prima di restituirla», l’auto, «escludono che la presenza di tali particelle potesse risalire ad epoca antecedente il 1. aprile 2010».

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