Sono trascorse quasi due settimane dall’omicidio a colpi di pistola del quindicenne studente Francesco Prestia Lamberti, rinvenuto cadavere, con le mani in tasca, in località “Vindacitu” nella campagne di Calabrò.
Un delitto brutale e insensato di cui si è autoaccusato un altro quindicenne indicando ai carabinieri il posto in cui, a suo dire, sarebbe stato consumato il crimine al culmine di una lite che sarebbe scaturita da questioni di natura sentimentale. Circostanza che sarebbe stata anche confermata da un diciannovenne di Paravati che il giorno dopo avrebbe offerto dichiarazioni spontanee sia i carabinieri che ai magistrati affermando di avere accompagnato, con la sua Fiat Punto, Francesco Prestia Lamberti all’incontro “chiarificatore” con il coetaneo proprio in quel posto e che una volta uditi gli spari, in preda alla paura, si sarebbe allontanato.
Ma il luogo del crimine e le circostanze del delitto consumato la sera del 29 maggio sono ancora tutte da chiarire. Una delle ipotesi è che lo studente sia stato ucciso altrove e che successivamente sia stato trasportato in località “Vindacitu”, dove non sarebbero stati rinvenuti né bossoli né macchie di sangue. Nessuna traccia insomma in grado di confermare che il delitto sia stato compiuto proprio lì, in quella zona, animata di giorno dagli agricoltori che possiedono appezzamenti di terreno ma dove la sera non circola anima viva. Al momento quello che si sa, nonostante il fitto riserbo che circonda questa storia di sangue innocente, è che sarebbe stata ascoltata più di una persona e che accurati controlli sono stati eseguiti in largo Naccari, adiacente all’ex ufficio Imposte, dove la sera del delitto sarebbero stati uditi degli spari.
Una perlustrazione che avrebbe anche portato al rinvenimento di alcuni bossoli. Rimangono da accertare i tempi e il tipo d’arma compatibile. Un altro esame importante, eseguito nei giorni scorsi, è stato quello effettuato dai carabinieri dei Ris sull’auto sequestrata al diciannovenne di Paravati. Ma l’aspetto centrale di tutta la vicenda è direttamente collegato agli ambienti frequentati sia dalla vittima che dal suo carnefice, dove più di un adolescente e non solo potrebbe essere a conoscenza di qualche particolare su come siano andate effettivamente le cose. Tanti sono, infatti, ancora i coni d’ombra di questa storia che ha sconvolto l’intera comunità miletese. Ma nessuno fino adesso – nonostante ci sia stato nei giorni scorsi il coraggioso appello lanciato dalla sorella della vittima Marina Prestia Lamberti, rivolto soprattutto agli amici di suo fratello «di mettersi la mano sulla coscienza e di dire tutto quello che sanno» – si sarebbe fatto ancora avanti per fornire alle forze dell’ordine elementi utili alle indagini e alla verità. L’azione investigativa della Compagnia dei carabinieri di Vibo Valentia, nonostante i silenzi, prosegue, comunque, incessante sotto il coordinamento sia dalla Procura dei minori di Catanzaro che dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia.
Il dolore
Sul suo profilo facebook continuano da ogni parte del mondo le manifestazioni d’affetto nei confronti di Francesco Prestia Lamberti, vittima innocente di questi tempi bui. Colpiscono, in particolare, le parole della sorella. «Se tu non torni – scrive Marina rivolgendosi al fratello – non tornerà neanche l’estate e resteremo qui io e mia madre a guadare la pioggia. Se tu non torni non torneranno neanche le rondini e resteremo qui io e mio padre a guardare il cielo. Se tu non torni non tornerà nemmeno il sole e resteremo qui io e mio fratello a guardare la terra che così bella con un profumo d’erba che tu respiravi». A seguire i commenti affettuosi e l’invito ad avere fede di tantissima gente. che frequenta i social.