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La sfida di Gioia Tauro, andare oltre il transhipment

La sfida di Gioia Tauro, andare oltre il transhipment

Reggio Calabria

La “ricetta” è semplice e, forse proprio per questo, molto più impegnativa: battere nuovi sentieri, superare la vecchia logica di uno scalo monofunzione ma senza che ciò possa accadere a discapito del core business che era - e continua a rimanere - il transhipment, vale a dire la movimentazione dei container.

Francesco Russo, neo presidente dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro e del Tirreno meridionale (che comprende oltre agli scali calabresi di Villa San Giovanni, Vibo Valentia, Palmi, Crotone e Corigliano anche quelli siciliani di Milazzo, Messina e Tremestieri), solide radici siciliane ancorate ai piedi dell’Etna ma reggino di adozione, ordinario di trasporti all’Università Mediterranea, è assessore regionale alla logistica, al sistema portale e a Gioia Tauro. La scelta del ministro dei Trasporti Graziano Delrio di indicarlo alla presidenza della Port Authority suona come un cambio di passo rispetto all’immagine di una Calabria (e un Sud più in generale) che, nella migliore delle ipotesi, sta col cappello in mano.


Francesco Russo

«Questa indicazione - ha spiegato il presidente Russo - rappresenta non tanto un riconoscimento alla mia persona, cosa che evidentemente mi gratifica, quanto piuttosto all’intero sistema-Calabria. O meglio, è un attestato di riconoscimento alla credibilità di quanto, a tutti i livelli, si sta facendo. Sì, è proprio un riconoscimento per tutti».

- La priorità delle priorità?

«Non c’è alcun dubbio, è l’Agenzia nella quale dovranno transitare i lavoratori nel numero individuato sulla base dell’intesa raggiunta con sindacati e terminalisti. Questa è una sorta di pre-condizione indispensabile per poter poi proseguire ogni successivo ragionamento. È il punto di partenza mentre il rischio che dobbiamo assolutamente scongiurare è che diventi pure quello di arrivo. Sarebbe, quest’ultimo, il peggiore dei possibili scenari».

- Il rilancio di questo scalo, eterna promessa di uno sviluppo che fatica a diventare realtà, da dove riparte?

«Da un’azione coordinata: ciascun attore dovrà fare il suo. Il terminalista da una parte e il Pubblico dall’altra non potranno che operare in raccordo nell’ambito di un quadro organicamente definito che ha un punto fermo: l’asset principale di Gioia Tauro è il transhipment ma non si puo rimanere bloccati su questa unica dimensione. Lo sforzo che, ad esempio, stiamo facendo come Regione, è di supportare una visione di sviluppo multifunzione. Senza che ciò voglia dire gettarsi alla cieca lungo altri sentieri trascurando il pilastro sul quale si regge l’intera struttura. Ci sono alcune azioni che sono direttamente connesse alla movimentazione dei container. Ne indico tre a mo’ di esempio: bacino di carenaggio, gateway e grande centro di riparazione dei container frigo. E poi c’è una seconda cerchia di interventi ai quali mettere mano - e come Regione stiamo lavorando in maniera assai intensa su questo versante - e sono quelli legati alla logistica».

- Parlare di crescita del porto non può prescindere dall’istituzione della Zes, la Zona economica speciale...

«Certamente. Ma anche questo da solo potrebbe non bastare. Ecco perchè parlo della necessità di interventi sinergici e coordinati. Da assessore insisto, e non da ora, sul fatto che qui occorra una seconda zona industriale. Ci vuole una “fascia” di circa 40-50 ettari a ridosso dello scalo con condizioni di sicurezza pari a quelle del porto. E poi dobbiamo lavorare per avviare la realizzazione di una piastra logistica del freddo legata all’agroalimentare. Quest’ultimo è un comparto nel quale abbiamo conoscenze e competenze, realtà imprenditoriali di alto profilo, tessuto economico utile, professionalità tecnico-operative di primissimo piano. È un delitto non valorizzarle a dovere. Ma la realizzazione di un simile impianto, decisamente “energivoro”, pone un problema di adeguato approvvigionamento. Dove prendere l’energia necessaria? Nel campo delle rinnovabili, ferme restando le opzioni del solare e della rigassificazione, mi sembra che la scelta più naturale possa essere quella dell’idroelettrico visto il sistema di dighe formidabili che abbiamo. Ecco, il denominatore che collega tutto, dal rilancio del transhipment allo sviluppo della logistica legata all’agroalimentare, ha come denominatore comune la Zes. È un sistema integrato nel quale la Regione è già oggi protagonista».

- C’è poi il nodo dell’intermodalità ferroviaria...

«È uno scenario che valutiamo con attenzione. Oggi il segmento della movimentazione di autovetture che sta iniziando a dare segnali di risveglio, e questo è confortante nell’ottica del progetto più generale di andare oltre la vocazione monofunzione legata al solo transhipment. Di interventi in campo, a cominciare dalla razionalizzazione dello snodo San Ferdinando-Rosarno, ce ne sono. Ma anche qui occorre ragionare in termini più generali: sia sulla Tirrenica che sull’Adriatica il sistema ferroviario tiene bene. Il nodo è, invece, la strozzatura nel passaggio da un versante all’altro. Anche su questo si sta lavorando con un investimento di circa 150 milioni. Tornando alla nostra realtà più specifica, abbiamo un sistema ferroviario che sino a 100-120 mila container da movimentare su rotaia ha dimostrato di non soffrire. Preferisco quindi prima pensare come tornare su quei livelli e pensare poi a strategie di ulteriore potenziamento».

- Questo è anche un porto salito più volte sulla ribalta della cronaca perché snodo centrale sulle rotte del narcotraffico intercontinentale gestito dalla ’ndrangheta...

«Desidero dare il giusto riconoscimento al comandante Andrea Agostinelli (che ha sin qui guidato lo scalo; ndr) per l’incisiva azione svolta. Lo scanner del quale è oggi dotato il porto di Gioia Tauro rappresenta davvero il meglio che esista al mondo. E ciò lo hanno dimostrato anche i numerosi sequestri di droga effettuati. Non c’è dubbio che dobbiamo continuare a mettere in campo le migliori tecnologie e la più avanzata intelligence investigativa per non vanificare quanto è stato fatto».

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I riflessi politici sulla Giunta

«Il mio futuro? Non deciderò da solo...»

L’individuazione di Francesco Russo alla guida della Port Authority di Gioia Tauro e del Tirreno meridionale avrà riflessi anche sull’assetto stesso della giunta guidata da Oliverio nella quale il neo presidente siede. Sul punto, tuttavia la consegna sembra essere quella del silenzio. Anche se, “abbandonandosi” all’arte dell’interpretazione...

«Mi chiede se lascerò la Giunta regionale? - ha detto l’assessore Francesco Russo - Questa, oggi, è una domanda da 100 milioni di dollari... Quella relativa al mio futuro sarà comunque una decisione concertata che non prenderò da solo. Partendo da un punto irrinunciabile: sono io al servizio di questa terra e non il contrario». (a.m.)

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