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L’ombra delle cosche sull’aeroporto di Lamezia

L’ombra delle cosche sull’aeroporto di Lamezia

«Centinaia di milioni di investimenti previsti per l’aeroporto, che si aggiungono alle centinaia spesi in passato, e ora la gestione di tutti gli aeroporti calabresi: questo è un affare troppo allettante per credere che le cosche lametine, e non solo, non cerchino o non lo abbiano fatto nel passato di poterne approfittare». Il timore viene esternato da Ala, l’Associazione antiracket cittadina dopo l’inchiesta “Eumenidi” scattata martedì scorsa con l’arresto del vertice Sacal per vari reati.

«Quello che davvero ha colpito la sensibilità di molti cittadini in questa vicenda», sostiene Ala, «sono soprattutto le notizie relative ai viaggi, pranzi, alberghi di lusso, o anche ai rimborsi spese di alcuni indagati. E non invece che alla Sacal fossero assunti i prescelti dei potenti o dei politici, magari dopo un breve apprendistato pagato da “Garanzia Giovani”, e che fossero ignorati ragazzi molto preparati o venissero scavalcati centinaia di disoccupati. Questo non provoca il giusto biasimo. L’enorme ingiustizia sociale è percepita da tanta gente quasi come una conseguenza inevitabile del potere, come se fosse un metodo ormai consolidato se non addirittura quasi accettabile».

Secondo l’Antiracket «si tratta dell’effetto del voto di scambio, pratica da anni molto in uso dalle nostre parti, così come in tutti i territori sottosviluppati. Eleggiamo spesso soggetti culturalmente mediocri, senza alcuna capacità di proporre, programmare e incidere, ma abili solo ad arraffare qualche beneficio per sé e, se possibile, per amici o familiari, sperando di essere tra questi. Questa, purtroppo, è l’amara verità, e per poterla cambiare servono anni e comportamenti conseguenti. Siamo certi però che quanto emerso finora sia solo la punta dell’iceberg; i danni che possono aver procurato questi personaggi al vertice di Sacal sono molto più devastanti».

L’ex sottosegretario ai Trasporti Pino Soriero, che è stato commissario del Pd cittadino due anni fa, ricorda: «Da tempo abbiamo dichiarato pubblicamente e più volte che la Sacal non doveva essere lasciata a sè stessa, non era appannaggio di una famiglia o di un gruppo di imprenditori amici. Condivido totalmente la richiesta avanzata dalla Cgil calabrese affinchè in queste ore la società, appannata da eclatanti vicende giudiziarie, abbia la massima attenzione delle istituzioni nazionali (ministero, Enac, Autorità anticorruzione) e innanzi tutto della Regione».

Per Soriero «se finora dai livelli politici e istituzionali competenti c’è stata sottovalutazione, adesso proprio la politica deve compiere un salto di qualità e di credibilità. Si deve fare subito chiarezza sui bandi emanati per la selezione del personale. Si deve rendere subito pubblico il piano industriale per la gestione dei tre aeroporti calabresi. L’organizzazione dei nuovi servizi non può rimanere appannaggio di un gruppo ristretto di potere, poichè riguarda la tutela del diritto alla mobilità per tutti i cittadini».

Ancora: «Siamo a un passaggio delicato che riguarda il rapporto tra funzioni pubbliche e interessi privati. È giusta quindi la richiesta avanzata dal sindacato, a tutela non solo degli utenti, ma innanzi tutto delle professionalità e dei lavoratori. Sono infatti potenzialmente eccellenti le condizioni di vantaggio della logistica infrastrutturale che dispiega la Calabria al centro delle rotte aeree nel Mediterraneo».

L’inchiesta della procura

Tre arrestati dalle Fiamme gialle
Altre diciotto persone indagate

Martedì scorso il Nucleo mobile della guardia di finanza lametino ha arrestato il presidente della Sacal Massimo Colosimo, il direttore generale Pierluigi Mancuso e la responsabile del settore legale della società Ester Michienzi. Contro di loro accuse di corruzione, peculato e falso. La richiesta degli arresti è arrivata dalla procura guidata da Salvatore Curcio.

Secondo l’accusa, confermata dal Gip Valentina Gallo, nell’estate 2015 la Sacal s’era trasformata in un ufficio di collocamento per arruolare stagisti con “Garanzia giovani” da assumere poi nell’azienda. Tutti giovani raccomandati da politici, dirigenti e imprenditori locali. I loro curriculum sarebbero stati falsati con l’aiuto del Centro per l’impiego lametino.

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