«L'indagine apre uno spaccato a dir poco inquietante e in ogni caso allarmante sulle modalità di gestione della Sacal, facendo piena luce su un vero e proprio “sistema” di malaffare annidato al suo interno, che coinvolge quasi l'intera dirigenza della società, unitamente a personaggi politici, dirigenti pubblici e imprenditori vari che, direttamente o indirettamente, ne controllano l'operato».
Così la Procura della Repubblica di Lamezia Terme, coordinata da Salvatore Curcio, definisce il “sistema Sacal”, scoperchiando un presunto sistema “illecito” di gestione della società che amministra l'aeroporto più importante della Calabria. L'inchiesta, condotta dalla Guardia di finanza (diretta da Fabio Lo Bianco) e dalla Polizia di frontiera aerea di Lamezia Terme (guidata da Erica La Vecchia), riguarda 21 persone, tra cui il presidente Massimo Colosimo, il direttore generale Pierluigi Mancuso e la responsabile dell'ufficio legale Ester Michienzi. Tutti e tre agli arresti domiciliari. Per altre 12 persone indagate i pm hanno chiesto la sospensione dai pubblici uffici e servizi: si tratta di Enzo Bruno, Floriano Noto, Emanuele Ionà, Giuseppe Gatto, Roberto Mignucci, Bruno Vincenzo Scalzo, Giampaolo Bevilacqua, Giuseppe Mancini, Floriano Siniscalco, Sabrina Mileto, Angelina Astorino e Marcello Mendicino carabiniere in servizio a Lamezia. Gli altri indagati sono Francesco Buffone, Pasquale Clericò, Pasquale Torquato, Luigi Silipo, Giuseppe Vincenzo Mancuso.
Gli interrogatori degli arrestati si terranno mercoledì 19, mentre dal 20 al 22 ci sarà l’esame delle richieste di interdizione. Che potrebbero provocare delle ripercussioni politiche, soprattutto per quanto riguarda la Provincia di Catanzaro.
Intanto, ieri si sono dimessi dal Cda quasi tutti i componenti: sono rimasti in carica solo i due non indagati, Francesco Grandinetti (socio privato) e Gaetano Pignanelli (rappresentante della Regione) che adesso dovranno convocare l’assemblea per la nomina del nuovo cda, che comunque era in scadenza il 30 aprile.
I reati contesti, a vario titolo, sono corruzione, peculato, abuso d'ufficio, falso in atto pubblico e millantato credito. Nel mirino dei pm Agostini e Scavello è finita la nomina dello stesso dg Pierluigi Mancuso, avvenuta «in palese violazione della legge». Il cda della Sacal nel febbraio del 2013 pubblica l'avviso di ricerca del dg, a seguito del quale arrivarono 54 curricula. Dopo uno screening svolto dal presidente Colosimo in 23 ore, vengono selezionati 6 candidati, di cui solo 2 risultati idonei: un dirigente della società Aeroporto di Roma e Mancuso. Alla fine il cda nomina direttore generale Mancuso, con il voto favorevole di Colosimo (rappresentante del Comune di Catanzaro), Giampaolo Bevilacqua (Provincia), Giuseppe Gatto (soci privati) e Floriano Noto (Camera di Commercio Catanzaro), con il voto contrario di Biagio D'Ambrogio (Comune Lamezia) e l’astensione di Benedetto De Rango (Ubi Banca Carime di Cosenza), mentre erano assenti i consiglieri Roberto Mignucci (Aeroporti di Roma) e lo stesso Pierluigi Mancuso (Regione Calabria). Ma per i magistrati, Mancuso era già all'epoca incompatibile, in quanto aveva un contenzioso con la Regione, dato che era stato condannato dalla Corte dei Conti a risarcire la Regione di 251mila euro, per danni erariali cagionati all'Ente.
Nel mirino degli inquirenti anche l'affidamento di consulenze e incarichi. In particolare, è stato accertato che dal 2012 al 2015 la Sacal ha affidato incarichi per consulenze «non meglio specificate e prestazioni d'opera» a Giovanni Galati. Un rapporto che non è stato occasionale, ma continuato nel tempo, erogando compensi per un totale di 162.800 euro che, per la loro entità, «avrebbero dovuto obbligatoriamente imporre una forma di pubblicità per l'affidamento delle consulenze». Tra l'altro, gli inquirenti non hanno rinvenuto, «in quanto inesistenti», documenti quali «le relazioni di consulenza redatte da Galati per le quali ha percepito i compensi né contratti di consulenza tra Sacal e Galati».