
Vanno forte, sono cresciute dell'1,56% nell'ultimo anno quando la media nazionale è stata meno della metà, un trend che fa conquistare il podio in Italia. Sono le imprese rosa della Calabria, che aumentano di numero e di fatturato mentre la crisi si fa ancora sentire nella Regione col Pil più basso. La crescita delle donne che guidano aziende cresce in tutta Italia, ed a certificarlo è Unioncamere: 10mila aziende in più l'anno scorso rispetto al 2015, con una crescita dello 0,72%. Che s'era registrata anche l'anno prima. Ma adesso le aziende che parlano al femminile sono più di 1,3 milioni da Bolzano ad Agrigento.
Sul podio della crescita rosa ci sono Lazio, Basilicata e Calabria. Un terzo posto importante visto che la regione solitamente è maglia nera nelle classifiche dell'area business. Tra il 2015 e la fine dell'anno scorso sono nate 665 imprese calabresi raggiungendo un +1,56% ragguardevole; poco meglio la Basilicata con +1,77% e al primo posto il Lazio con +1,82%.
Tre quarti delle imprese femminili sono concentrati in cinque settori chiave: commercio, agricoltura, ricettività, servizi e manifatturiero. È il Mezzogiorno il loro habitat migliore: Calabria al sesto posto col 23,4% d'aziende rosa, preceduta dalla Sicilia quinta col 24,1%. Meglio di loro solo Umbria, Abruzzo, Basilicata e Molise al primo posto col 28,3% di imprenditrici. La media nazionale è del 21,7% sempre al dicembre scorso. Molto più maschilisti i produttori del Nord, con in testa Trentino Alto Adige, Veneto e Lombardia con imprese rosa sotto il 20%. Il settore meno preferito dalle imprenditrici è quello delle costruzioni, con appena il 6,2% su un totale di 843mila.
«Noi donne ci crediamo di più rispetto all'uomo, in questa Calabria ci vuole tanto coraggio e noi l'abbiamo». Laura Multari parla come una pasionaria. Combattiva e determinata in una zona difficile come l'Aspromonte, lontana da tutto, «ma con tanti tesori da valorizzare», Multari col marito Antonio da anni producono salumi ma con i maiali allevati nella loro azienda a mille metri d'altitudine, tra Jonio e Tirreno. A Canolo l'impresa agricola trasforma pure il latte, crea ‘ndujia e culatello da fare concorrenza agli emiliani, e da un po' tratta anche il prosciutto San Canolo, anche se un santo con questo nome non esiste, ma si vuole fare il verso al più famoso “collega” San Daniele.
«Abbiamo nove dipendenti, tutti giovani del posto», spiega la Multari affiliata alla Cia, «e coltiviamo anche un grano antico come il "jermano d'Aspromonte" per fare il pane scuro che esce da molti forni della provincia di Reggio». Un pozzo d’idee. Multari sottolinea: «Qui nel Sud il lavoro non c'è, ma te lo devi creare, e devi amare quello che fai». Sottolinea che anni fa tanti amici dell'allora giovane coppia emigrarono, «ma noi decidemmo di restare, troppo attaccati a questa terra».
Stessa cosa per Elena Vera Stella, giovane stilista lametina con un atelier nel centro di Lamezia Terme e sfilate dovunque, anche a Sharm El Sheik negli anni d'oro precedenti alla Primavera araba. «Noi donne imprenditrici cresciamo in Calabria perchè abbiamo dentro un mix di caparbietà e incoscienza», dice sorridendo. E racconta non solo dei suoi originali abiti da sposa con le ali d'angelo, ma anche dell'invenzione di una scuola di moda lametina frequentata ogni anno da decine di aspiranti stiliste olandesi e inglesi, tedesche e francesi. «La realtà che ci troviamo davanti è dura, ma ti devi inventare qualcosa sfruttando appieno fantasia e spirito di sacrificio. In Calabria bisogna essere folli, come me, per riuscire a spuntarla». E mostra le sue foto al tavolo del cucito con le giovani studentesse inviate a Lamezia da prestigiosi istituti di moda e design di Amsterdam e Berlino.
Coldiretti ha la sezione “Donne impresa” che in Calabria è guidata da Elvira Leuzzi, titolare di un'azienda familiare molto profumata che produce bergamotto tra le colline di Pellaro, alle porte di Reggio, e Gioiosa Jonica. «La donna prestata alla terra nel Sud nasce dall'emigrazione degli uomini per bisogno. Chi è rimasta in Calabria ha dovuto prendersi cura della casa, della famiglia e anche degli orti. Ed è pure merito nostro se oggi l'agricoltura è il settore dominante dell'economia regionale».
La produzione di bergamotto nell'unica zona del mondo dove cresce il frutto profumato va bene, dice Leuzzi. «Perchè finalmente s'è sparsa la voce che il bergamotto riduce il colesterolo e combatte le malattie cardiovascolari», spiega. Non solo per i profumi, ma anche per chi crede nella tavola salutista.(v.l.)
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