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Nelle agendine del funzionario le prime tracce dell’affaire eolico

Parco eolico, il Tar: concludere iter

Catanzaro

Le agendine del funzionario comunale. Quando il parco eolico più grande d’Europa non aveva ancora visto la luce, la Dda di Catanzaro aveva già drizzato le antenne: fu il materiale sequestrato nel 2006 nella “villa bunker” della famiglia Arena, in contrada Pillinzi di Isola Capo Rizzutto, a destare l’attenzione degli inquirenti, giunti nei giorni scorsi al terzo sequestro - dal 2012 a oggi - dei 48 aerogeneratori del mega-complesso “Wind Farm”.

Nelle mani degli investigatori finirono «numerosi appunti rinvenuti nelle agende personali (di Pasquale Arena, ndr) del 2004, 2005 e 2006 e inerenti i sistemi per la produzione di energia alternativa, tra cui in particolare quello del 7 febbraio 2005» in cui il funzionario del Comune di Isola, nipote del vecchio capo della cosca Nicola Arena nonché fratello del boss Carmine, ucciso a colpi di bazooka in un agguato mafioso nell’ottobre del 2004, «scrive “Impianto eolico - costi - Nik”, riferendosi al cugino Nicola Arena, classe 1964, agente mandatario della società sammarinese Seas srl e socio amministratore della società Purena srl, a sua volta, all'epoca dei fatti, socio della Vent1 Capo Rizzuto srl».

Oltre agli appunti, i finanzieri della Compagnia di Crotone trovarono una scrittura privata del 27 aprile 2005 relativa a una deroga allo statuto della società Vent1 Capo Rizzuto. Tutti indizi, riletti oggi dalla Dda, «sufficienti a ipotizzare un diretto interesse di Pasquale Arena nel progetto del parco eolico».

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