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"Se non ti droghi sei guardato quasi con disprezzo"

"Se non ti droghi sei guardato quasi con disprezzo"

"Non so voi dove viviate ma ormai è da un pezzo che i minorenni il sabato sera si spaccano a coca, canne e alcool, sono pochissimi quelli che non fanno uso di sostanze e quei pochi sono guardati quasi con disprezzo, ve lo dice un giovane di provincia che ogni sabato si guarda attorno". Questo è l'amaro commento di un nostro lettore all'articolo "Messina: la notte è piccola. E a forte gradazione alcolica",  pubblicato domenica scorsa sulla Gazzetta del Sud.

Come dargli torto? Ormai è evidente da tempo come il disagio giovanile sia una piaga diffusa in tutta la Penisola, da Milano a Gela. Secondo il nono Rapporto sull'attuazione della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza nel nostro Paese, realizzato dal Gruppo Crc, i quasi 2 milioni e 300 mila adolescenti (14-17 anni) che vivono in Italia, trascorrono le loro giornate con il cellulare in mano (92,6%), fanno uso di alcol, tabacco o cannabis (63,4%), l'11,5% gioca d'azzardo online, uno su due ha subito azioni di bullismo o cyberbullismo. Al di là delle cifre, sempre più preoccupanti, emerge un diffuso disagio giovanile che anche quando, ed è la grandissima maggioranza, non arriva al dramma mina profondamente i rapporti sociali.

E c'è chi parla di giovani sempre più "malati nell'anima". Crescono i casi di ragazzi depressi, di adolescenti con forti disagi psicologici spesso collegati all'uso di sostanze stupefacenti, ma si fanno largo anche "nuove forme" di malessere tra i teenager come il singolare fenomeno "Hikikomori", nato in Giappone e che ora conta migliaia di casi in Italia: circa 100 mila ragazzi hanno smesso di avere rapporti con il mondo esterno, rinchiusi nelle loro stanze. E' una depressione che "cambia volto", soprattutto nel mondo giovanile, quella sulla quale gli psichiatri puntano i riflettori, avvertendo come al contempo tale patologia stia determinando un'"epidemia" pure tra gli anziani.

Un'emergenza che preoccupa tanto quanto quella dei giovani troppo spericolati alla guida: uno su 5 parla al telefonino, 1 su 3 controlla le notifiche e 1 su 10 si scatta persino qualche selfie con lo smartphone. I dati vengono da una ricerca di Skuola.net in collaborazione con l’Università Niccolò Cusano su un campione di 1600 studenti dai 14 ai 21 anni in possesso di patente A, AM o B.

Tra quelli che si mettono al volante, ben 1 su 5 chiacchiera allo smartphone senza usare vivavoce o auricolare. E se arriva un messaggino, 1 su 3 si distrae dalla guida - senza fermarsi - per controllare il telefonino. Tra loro, più di 1 su 4 addirittura risponde alle notifiche. E i selfie? Una mania che non si placa neanche in automobile. Uno su 10 lo ammette: scatta a più non posso anche alla guida del mezzo in movimento. Insomma, l’attenzione alla guida appare un optional quanto l’ultimo modello di autoradio e l’airbag.

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