Le ’ndranghetiste dell’est. Astute, spigliate, determinate. Donne diventate “regine” di potenti clan mafiosi dopo aver accettato d’impalmare boss dai cognomi significativi. Alcune l’hanno sposati, altre hanno scelto d’esserne solo le compagne: tutte, però, sono assurte al ruolo di “signore” potenti e intoccabili. È difficile trovare contesti simili in altre mafie italiane. Le donne di cui parliamo arrivano dall’ex cortina di ferro: Polonia, Repubblica ceca e Ucraina. La più famosa è Edita Kopaczinska, 38 anni, moglie del defunto padrino di Cosenza, Michele Bruni, condannata con sentenza definitiva a sei anni di reclusione per associazione mafiosa. La trentottenne è stata la “padrona” della città gestendo con piglio da malavitoso, linguaggio gergale e modi spicci gli “affari” del marito. Se c’era una persona alla quale “don Michele” accordava sempre fiducia, questa era lei. Edita l’ha raccontato ai magistrati dopo essersi pentita. Dopo la morte del marito, infatti, tutti le hanno voltato le spalle rimpiombandola nell’anonimato e nell’indiferrenza come quando mise per la prima volta piede in Calabria.
È polacca pure Ewelina Pytlarz, 32 anni, moglie di Domenico Mancuso, fratello di Pantaleone (“Luni Scarpuni”) capo della omonima consorteria, sottoposta a programma di protezione dal 13 gennaio 2014. La donna, dopo i primi mesi vissuti da influente consorte, scappò da casa con la sua figlioletta rifugiandosi a Gioia Tauro. Mentre gli “amici” la rispettavano, la donna pare subisse invece continui maltrattamenti dai congiunti del marito. Ai magistrati inquirenti ha raccontato tante cose apprese durante la vita matrimoniale. Lucia Bariova, 36 anni, ceca, moglie di Vincenzo Forastefano, boss di Cassano condannato con sentenza definitiva per mafia, aveva acquisito nei primi anni duemila il ruolo di “imprenditrice”, risultando intestataria di aziende di autotrasporti. Con il compagno d’amore s’era goduta la vittoria nella faida combattuta con il clan degli Abbruzzese e gli agi ottenuti dopo la conclusione di ottimi affari.
Lusso e rispetto le garantivano sicurezza e rivalse dopo una giovinezza difficile. Quando la scure della magistratura ha però investito la famiglia mafiosa dei Forastefano, lei ha deciso di collaborare svelando i retroscena di efferati delitti e loschi traffici. Ai Pm ha pure spiegato tutti i tentativi messi in atto dal cognato, Antonio Forastefano, detto “il diavolo”, per sfuggire al 41 bis fingendosi “depresso”. Oksana Verman, 41 anni, ucraina, coinvolta in una traffico internazionale di droga insieme con il suo compagno, Salvatore Pititto, 48 anni, dell’omonimo clan di Mileto, è stata invece una “regina” del narcotraffico. Nella sua abitazione di Vibo ha infatti ospitato, in questi anni, tre importanti narcos colombiani che rifornivano i calabresi. Da poche settimane ha scelto di pentirsi.
Caricamento commenti
Commenta la notizia