Antonio Piromalli, uno dei fermati nell’ambito dell’inchiesta di Reggio Calabria che riguarda anche presunte infiltrazioni mafiose all’ortomercato di Milano e figlio del boss della 'ndrangheta Giuseppe, «per due volte è entrato all’interno della struttura di via Lombroso» sede dei mercati generali «come visitatore, il 5 novembre 2015 e il 15 dicembre 2016». Lo hanno spiegato il presidente e il direttore generale di Sogemi, la società partecipata del Comune che gestisce i mercati all’ingrosso, Cesare Ferrero e Stefano Zani, davanti alle commissioni Antimafia e Attività produttive riunite in seduta congiunta per discutere della situazione dell’Ortomercato, dopo il blitz della settimana scorsa del Ros di Reggio Calabria, in cui sono state sottoposte a fermo 33 persone.
Sogemi ha verificato che Piromalli non è titolare di tessere ma che ha avuto accesso all’ortomercato perché doveva ritirare
delle «donazioni di frutta e verdura nel punto vendita della Polignanese», una delle due società coinvolte nell’inchiesta. Si
trattava, secondo quanto riferito da Sogemi, di «donazioni presso enti non a scopo di lucro», anche per una parrocchia di
Milano. «Piromalli ha presentato un regolare documento di identità e se una persona ha un documento di identità valido per
circolare sul territorio italiano, non esiste nelle nostre procedure qualcosa che gli impedisca di accedere
all’ortomercato. Non c'è un problema di sistema di controllo in questo caso», ha spiegato Ferrero.
Le due aziende coinvolte nell’indagine, la Polignanese e la Ortopiazzolla, «continuano ad operare all’interno
dell’ortomercato» perché anche se sottoposte ad amministrazione giudiziaria, «le visite ispettive non hanno impedito alle
società di continuare a operare», ha aggiunto Zani.