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Gli "schiavisti" della prostituzione

Gli "schiavisti" della prostituzione

“Stazioni a luci rosse”. È il nome dato all’operazione compiuta dai carabinieri del Gruppo di Locri e dai militari della compagnia di Locri e delle stazioni di Siderno e Bovalino e finalizzata a smantellare una vasta attività di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione nelle persone di una dozzina di giovani donne romene, moldave e bulgare, nei centri di Siderno, Bovalino e Locri. In virtù delle indagini, coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica di Locri, Rosanna Sgueglia, compiute dai carabinieri della compagnia di Locri diretta dal cap. Rosario Scotto di Carlo, il gip del Tribunale di Locri ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 4 persone, tra cui due sidernesi e due cittadini romeni.

A carico delle persone destinatarie del provvedimento restrittivo sono ipotizzati i reati, a vario titolo, di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. In manette sono finiti Francesco Oppedisano, 35 anni, di Siderno e Giovanni Macrì, 57 anni, anche lui di Siderno. Le altre due persone colpite dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere accusate insieme ad Oppedisano (Macrì risponde solo del reato di favoreggiamento) di sfruttamento della prostituzione, non sono state arrestate perché irreperibili. Si tratta di un uomo e di una donna di nazionalità romena.

I particolare dell’operazione “Stazioni a luci rosse” sono stati forniti nel corso di una conferenza stampa che si tenuta a Locri nei locali del Gruppo carabinieri alla presenza del procuratore Luigi D’Alessio, del sostituto procuratore Rosanna Sgueglia, del comandate del Gruppo, colonnello Pasqualino Toscani, del responsabile della compagnia di Locri, cap. Rosario Scotto di Carlo e del comandante della stazione carabinieri di Siderno, luogotenente, Luigi Zeccardo.

Come evidenziato nei loro interventi dal procuratore D’Alessio, dal colonnello Toscani e dal cap. Scotto di Carlo, il sidernese Oppedisano avrebbe sfruttato una dozzina di ragazze provenienti dall’Est Europa (Moldavia, Romania e Bulgaria), giunte in Italia con le solite false promesse di un lavoro dignitoso e ben pagato ma poi costrette, anche a forza di specifiche, dirette e gravi minacce, a prostituirsi nelle vicinanze delle stazioni ferroviarie di Siderno, Locri e Bovalino.

Oppedisano, hanno riferito gli inquirenti, metteva in contatto i clienti con le donne, custodiva i loro effetti personali mentre stavano in compagnia dei loro clienti, controllava la zona dove le donne si prostituivano ed era pronto ad intervenire in caso di problemi di qualsiasi genere. Per quanto, invece, riguarda i due romeni irreperibili, gli investigatori hanno riferito che nei confronti delle giovani sbattute in strada a prostituirsi, agivano con modi violenti e anche con percosse e minacce di morte, trattenendo anche i loro documenti.

Ma non è tutto. La rumena ricercata è pure indagata per aver costretto una giovane connazionale ad interrompere la gravidanza, giunta alla decima settimana, mediante atti di violenza e minacce.

Tra i tantissimi clienti delle 12 giovani (tra 20 e i 30 anni) professionisti, imprenditori e commercianti.

L’indagine dei carabinieri è partita all’inizio dell’estate del 2015, e si ì protratta fino a settembre scorso. Gli investigatori hanno effettuato centinaia di intercettazioni telefoniche e ambientali e numerose riprese video. Importanti sono state anche le collaborazioni fornite da alcuni “clienti”.

Francesco Oppedisano è stato portato nel carcere di Locri, Giovanni Macrì è stato posto agli arresti domiciliari.

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