Una perfida triangolazione Pubblica Amministrazione-imprenditori-’ndrangheta per “assalire” il remunerativo settore della raccolta rifiuti nel territorio del Basso Jonio reggino. È lo scenario che è emerso dalle indagini dei Carabinieri, coordinati dai magistrati antimafia della Procura reggina, che hanno scoperto un perverso meccanismo di aggiudicazione degli appalti sulla scorta del quale alcune società, riunitesi in un cartello di imprese, sono riuscite a creare una sorta di regime di monopolio, forti del sostegno derivante dalla ’ndrangheta.
Nell’inchiesta “Ecosistema” sono state indagate 23 persone: di queste 5 sono in carcere, 9 ai domiciliari (tra cui il sindaco di Bova Marina Vincenzo Crupi, figlio del celebre letterato Pasquino Crupi; il vicesindaco e l’assessore al Turismo di Brancaleone, Giuseppe Benavoli e Alfredo Zappia; e l’ex sindaco di Melito, Giuseppe Iaria), a 4 è stato imposto l’obbligo di dimora. Tra gli altri 5 indagati dalla Dda non scalfiti da alcun provvedimento del gip il consigliere regionale Francesco Cannizzaro, l’ex consigliere regionale Pasquale Maria Tripodi, il sindaco di Palizzi Walter Scerbo e quello di Motta San Giovanni Paolo Laganà.
La storia che si ripete, dunque. «Indaghiamo sulla ’ndrangheta e finiamo a sbattere sulla politica», disse qualche tempo fa il procuratore Cafiero de Raho. E anche questa volta i Carabinieri continuando a esplorare il terreno già scandagliato con le operazioni “Ada” e “Ultima spiaggia” sono giunti a mettere in luce la “potenza” delle cosche Iamonte e Paviglianiti egemoni nei comuni di Melito Porto Salvo, San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri. Al centro dell’indagine emerge la figura dell’imprenditore Rosario Azzarà, 71 anni, imprenditore operante nel settore dei rifiuti con una sfrenata passione per la politica, titolare della ditta “Ased srl” con sede a Melito Porto Salvo. Azzarà deve rispondere anche di concorso esterno in associazione mafiosa, perché è proprio grazie all’appoggio della cosca Iamonte che, secondo gli inquirenti, l’Ased dopo essersi affermata nel Basso Ionio reggino, avvalendosi della collaborazione di imprenditori spregiudicati e di pari spessore criminale, avrebbe conquistato anche il mercato dei comuni dell’area tirrenica, forte dell’appoggio di Carmelo Ciccone, già amministratore unico della RA.DI.srl, e dell’Alto Jonio reggino, tramite la Zetaemme sas di Maria Rosa Strati, società che sarebbe riconducibile a Giuseppe Saverio Zoccoli.
Dalle indagini è emerso che il regime di monopolio instaurato da Ased è risultato essere frutto dell’appoggio garantito dalle organizzazioni mafiose che, condizionando l’azione amministrativa dei Comuni, sono riuscite a far aggiudicare gli appalti per il conferimento del servizio di raccolta e trasporto rifiuti all’azienda di Azzarà. Di contro, Azzarà ricompensa la cosca assumendo in azienda il personale segnalatogli oppure, come accertato in alcune circostanze, contribuendo alle spese legali cui i familiari degli affiliati detenuti devono far fronte.
«Un’indagine difficile e tecnica, partita nel 2013 e già arrivata al gip», ha commentato il colonnello Scafuri. E anche un’indagine che ha portato in luce i patti corruttivi siglati con gli amministratori infedeli, sotto l’egida di significative entrature nel mondo politico, ma anche le alleanze strette con le cosche mafiose: sono questi gli ingredienti del successo imprenditoriale di Rosario Azzarà, con importanti ricadute in termini di rafforzamento sia economico che sociale della cosca Iamonte.
Oltre a tante intercettazioni telefoniche e ambientali, fondamentali per l’inchiesta sono state le dichiarazioni (secondo i magistrati «specifiche, dettagliate e attendibili»), rese da Salvatore Aiello, oggi collaboratore di giustizia e già direttore della Fata Morgana Spa, società a compartecipazione pubblica costituita per curare nella Provincia di Reggio Calabria lo svolgimento dei servizi di gestione e raccolta dei rifiuti. Il sostegno di politici, dirigenti pubblici e liberi professionisti corrotti ha consentito ad Azzarà di creare un canale privilegiato e di stringere rapporti rivelatisi molto proficui in particolare con l’Amministrazione provinciale di Reggio Calabria in seno alla quale egli risulta che annoveri molte conoscenze influenti, non ultima quella dell’ing. Carmelo Barbaro, già responsabile del Settore Ambiente dell’Amministrazione Provinciale nonché abituale componente della commissione giudicatrice istituita presso la Suap, competente alla valutazione delle offerte presentate dalle ditte concorrenti alle gare d’appalto.