
«Promissio boni viri est obligatio»: così recita un antico brocardo latino. La promessa fatta da un uomo saggio sancisce un vero e proprio obbligo e offre garanzie di risultato. E così, quando Matteo Renzi e Graziano Delrio annunciarono che la Salerno-Reggio Calabria sarebbe stata finita entro Natale, molti osservatori apparvero sorpresi. Mantenere una promessa del genere apparve infatti quasi impossibile.
Giovanni Vittorio Armani, il presidente dell’Anas voluto dal Governo alla guida di un’azienda per lungo tempo travolta da polemiche e assillata dalle inchieste giudiziarie, non solo non battè ciglio ma assicurò che l’obiettivo sarebbe stato raggiunto nei tempi indicati. Armani l’ha confermato ieri, a Roma, incontrando i cronisti. L’A3 verrà ufficialmente aperta nella sua versione ammodernata. I lavori sono andati avanti per tanti anni ma, finalmente, gli automobilisti potranno percorrerla senza vivere l’angoscia dei cantieri e delle deviazioni. Un miracolo? Quasi.
«L'ultimo cantiere della Salerno-Reggio Calabria – ha detto ieri Armani – sarà completato entro il 22 dicembre e l’inaugurazione la faremo». È vero», ha proseguito, «che era un obiettivo sfidante che ci ha dato il governo ma», ha puntualizzato, «noi l’abbiamo fatto non per far contento qualcuno ma perché ci credevamo davvero. In ogni caso» ha concluso «è chiaro che una festa con un presidente del Consiglio è una cosa, mentre non avere l’evento giustamente rappresentato è un’altra. Ma ce ne faremo una ragione». L’impulso alla accelerazione dei lavori è indubbiamente venuto dal Premier ora dimissionario e dal ministro dei Trasporti, Delrio che hanno imposto alle aziende impegnate negli interventi tabelle di marcia precise. L’opera pubblica costata tantissimi soldi ha risentito, in tutti questi anni, di gravi ritardi e, pure, della invasiva presenza della criminalità organizzata. Le cosche della ’ndrangheta, infatti, s’erano plasticamente spartite il pagamento del “dazio” mafioso a seconda del territorio di competenza. Già nel 2002 la Direzione investigativa antimafia disegnò la mappa del “pizzo” stilata dalla ’ndrine. Una mappa che trovò conferma in una serie di successive indagini condotte dalle Dda di Catanzaro e Reggio. I controlli nei cantieri avviati dalle varie prefetture coinvolte per verificare l’eventuale presenza di ditte o operai di natura sospetta hanno via via costretto le cosche a batrtere in parziale ritirata. L’avvento di Matteo Renzi, l’intervento celere e significativo del Governo in occasione dell’improvviso cedimento del viadotto “Italia” (costato la vita ad un operaio) hanno dato una propulsiva spinta alla definitiva conclusione dell’opera di ammodernamento. Il 22 l’evento finale.
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