È stato ricostruito nell’udienza di ieri, davanti al Tribunale collegiale, presieduto da Vincenza Papagno, il traffico internazionale di droga tra la Calabria e la Colombia stroncato dai carabinieri del Ros lo scorso anno attraverso l’operazione denominata Overing.
A focalizzare l’attenzione sull’avvio di quelle indagini, coordinate dalla Distrettuale antimafia, sono stati due investigatori dell’Arma che hanno preso parte attiva allo sviluppo dell’inchiesta. A spiegare la genesi dell’operazione è stato in particolare il maresciallo capo Daniele Pafundi che, rispondendo alle domande del pubblico ministero Annamaria Frustaci, si è soffermato soprattutto sui gruppi dei calabresi, in particolare quelli del Vibonese, che attraverso punti di riferimento ben precisi importavano la cocaina per poi piazzarla nelle città del Nord.
Il sottufficiale ha riferito, fra le altre cose, che in un primo momento la droga, per aggirare i servizi di controllo, veniva importata attraverso un sistema poco redditizio ma invisibile. In sostanza i tessuti che partivano dalla Colombia venivano impregnati della sostanza stupefacente e appena arrivati a destinazione sottoposti a un procedimento chimico che restituiva la cocaina. Il tutto in quella che era divenuta una vera propria centrale della droga realizzata in una casetta rurale a Pania di Spilinga dove i narcotrafficanti avevano addirittura inviato un loro esperto dalla Colombia per fare eseguire correttamente il processo di estrazione della cocaina.
A dare una mano alle indagini hanno contribuito in maniera determinate alcuni investigatori infiltrati in mezzo alle organizzazioni criminali riuscendo a mettere i carabinieri del Ros sulle rotte del traffico internazionale.
Secondo quanto spiegato dal maresciallo capo Daniele Pafundi, la tecnica dell’importazione attraverso i tessuti per alcuni di loro s’è rivelata «un fallimento» al punto che decisero di seguire altri percorsi riuscendo, a distanza di tempo, a sdoganare mille chili di cocaina nel porto di Vallo Ligure facendola poi arrivare al gruppo dei calabresi attraverso Rocco Logozzo che gli inquirenti tenevano sott’osservazione attraverso intercettazioni e punti di osservazioni.
Sono attualmente imputati nel processo davanti al Tribunale collegiale: Ciro Davolo, di Vibo Valentia; Danilo Fiumara, di Francavilla Angitola; Filippo Corello, di Vena Superiore, frazione di Vibo; Antonio Cortese, di San Gregorio d’Ippona; Bruno Fuduli, di Filandari già collaboratore di giustizia nell’inchiesta “Decollo” del 2004 e poi arrestato in altra operazione; Domenico Prestinenzi, di Bivona, frazione di Vibo; Ferdinando Rossi, di Marano (Na); Giuseppe Schiariti, di Panaia, di Spilinga; Saverio Serra, di Vibo ma residente a Campogalliano (Mo); Vito Serratore, di Pizzo; Aniello Ambrosio, di Riccione; Riza Baco, albanese residente a Fiano Romano; Michele Flemma, di Perugia; Correa Gonzales, colombiano; Aldo Gorgaj, albanese residente a Fiano Romano; Maria Caren Alvarez Velasquez, colombiana, residente a Scandicci; Elton Zotaj, albanese latitante.
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