La Corte d'Appello di Milano ha assolto, "per non avere commesso il fatto", dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa Cristiano Sala, il proprietario di una società di ristorazione finito in un'inchiesta della Dda sulla cosca legata al clan di Reggio Calabria Libri-De Stefano-Tegano, ma lo ha però condannato a due anni e sei mesi di reclusione per avere corrotto un carabiniere al fine di ottenere l'appalto per il catering delle partite del Milan a San Siro. Secondo l'accusa, l'imprenditore avrebbe pagato il militare Carlo Milesi per effettuare una ispezione allo Stadio Meazza e indurre così la società appaltante (il Milan) a non rinnovare il contratto con un'altra società di ristorazione, la IT srl, per la stagione calcistica 2014/2015, consentendo così a Sala di aggiudicarsi l'appalto. I giudici di secondo grado hanno condannato altri imputati, tra cui Giulio Martino, Domenico Del Conte, Edmondo Colangelo e Marco Santulli, per avere costretto Sala, minacciandolo di morte insieme alla moglie (all'epoca incinta), a consegnare loro la somma di 40 mila euro. Sala sarebbe stato poi costretto a restituire un prestito da 100 mila euro (in più rate), con interessi pari al 10% mensili. La Corte d'Appello ha anche confermato la condanna in primo grado a 20 anni di reclusione per il presunto boss dell'associazione Giulio Martino, che aveva chiesto di essere giudicato con rito abbreviato. Lo scorso 17 ottobre la Corte d'Appello di Milano aveva confermato le condanne (20 anni di carcere e 11 anni e tre mesi, rispettivamente per Vincenzo e Domenico Martino) e per altri sei imputati che avevano scelto il rito ordinario, per accuse che andavano dall'associazione per delinquere di stampo mafioso al traffico di stupefacenti alla corruzione ed estorsioni. (AA)