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'Ndranghetisti sotto processo continuavano le estorsioni

soldi

Erano sotto processo ma continuavano a estorcere denaro come se nulla fosse accaduto due delle cinque persone fermate questa mattina dai Carabinieri con l’operazione "Nexum" che ha portato in carcere, in varie regioni, presunti affiliati alla cosca della 'ndrangheta dei Paviglianiti, operante nei comuni di San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri, centri del Reggino, e già duramente colpita nel dicembre 2014 dagli arresti dell’operazione "Ultima spiaggia". I fermi di stamane sono sati eseguiti dai Carabinieri della compagnia di Melito Porto Salvo, su disposizione della Dda di Reggio Calabria. Neanche il processo attualmente in corso, che aveva decimato i ranghi della cosca, dunque, aveva indotto il clan a fermare le sue attività illecite. I cinque devono rispondere a vario titolo di associazione di tipo mafioso e di estorsione e tentata estorsione aggravate dalla modalità mafiose. I provvedimenti sono stati eseguiti a Guidonia (Rm), Lomazzo (Co), Melito di Porto Salvo (Rc) e Bagaladi (Rc) ed hanno raggiunto: Natale Paviglianiti, di 46 anni, di San Lorenzo (Rc), domiciliato a Lomazzo (Co); Natale David Paviglianiti, 26 anni, di San Lorenzo; Francesco Leone, detto "nano", 29 anni, di Melito Porto Salvo (Rc); Salvatore Polimeni , 46 anni, di Melito Porto Salvo, residente a Guidonia (Rm); Angelo Fortunato Chinnì, 36 anni, pure di Melito di Porto Salvo. Il 46enne Natale Paviglianiti e Francesco Leone sono imputati nel processo "Ultima Spiaggia", nell’ambito del quale erano stati arrestati nel mese di dicembre 2014 e successivamente scarcerati, rispettivamente a giugno 2016 e ad agosto 2015.
Le indagini avrebbero consentito di accertare diversi episodi di estorsione e tentativi di estorsione posti in essere dalla cosca in un arco temporale compreso tra il 2015 ed il 2016, ai danni di un’azienda attiva nel settore della grande distribuzione. Punto di partenza dell’indagine, le riprese video effettuate all’interno di un supermercato riconducibile alla vittima ed estrapolate a sua insaputa, che avrebbero evidenziato come uno degli indagati si fosse recato dal titolare, chiedendogli un "contributo volontario" necessario per aiutare "la famiglia" a sostenere le spese legali per i congiunti detenuti. Il titolare del supermercato, nella morsa delle estorsioni della cosca Paviglianiti da diversi anni senza aver mai avuto il coraggio di denunciare, è stato convocato in caserma per essere interrogato. L’uomo, terrorizzato, ha tentato di negare di essere mai stato vittima di richieste estorsive, fin quando i militari gli hanno fatto capire che non era stato convocato in caserma per caso. Messo davanti al rischio di essere denunciato per il reato di favoreggiamento l'uomo ha raccontato le numerose vessazioni che era costretto a subire da diverso tempo.

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