Il “branco” di Melito, il gruppo di giovani sotto accusa per aver abusato sessualmente (anche in gruppo) per quasi due anni di una ragazzina quando aveva (inizialmente) appena 13 anni di età, resta in galera. Il Tribunale del riesame di Reggio ha rigettato in blocco i ricorsi avanzati dagli indagati. Nessuno sconto, nessuna apertura.
Il cuore dell’accusa sostenuto dalla Procura di Reggio (le indagini sono state coordinate in prima persona dal procuratore Federico Cafiero de Raho e dall’aggiunto Gaetano Paci, oltre che dai sostituti Francesco Ponzetta e Massimo Baraldo) e dai Carabinieri del comando provinciale di Reggio e della Compagnia di Melito Porto Salvo - violenza sessuale - ha retto anche al vaglio del collegio della libertà (presieduto dal giudice Filippo Leonardo) senza mostrare alcuna crepa. Annullato soltanto sotto il profilo dell’esigenze cautelari il capo d’imputazione - l’ipotesi di reato di violenza privata nei confronti del fidanzatino della ragazzina violentata che sarebbe stato convinto a suon di sberle a lasciare libera la giovanissima - per tre degli indagati per una mera questione tecnica (per questo tipo di reato non è prevista la custodia in carcere).
Rimangono quindi in carcere i sette giovani colpiti dalla misura (compreso il 21enne Daniele Benedetto che era stato il primo avanzare ricorso al Tdl): Giovanni Iamonte (30 anni); Pasquale Principato (22); Michele Nucera (22); Davide Schimizzi (22); Lorenzo Tripodi (21); Antonio Virduci (22); mnetre meno grave è la posizione che riguarda Domenico Mario Pitasi (24 anni), sottoposto all’obbligo di presentazione quotidiano alla P.G. per favoreggiamento personale.
Sulla lista degli indagati, seppure non gravati da alcuna misura cautelare, ci sono altre due persone, un poliziotto, Antonino Schimizzi (25 anni), e un infermiere, Giacomo Iachino (29 anni). Entrambi sono stati destinatari di un avviso di garanzia per l’ipotesi di reato di violenza sessuale, ma con una posizione diversa, perchè entrambi avrebbero avuto rapporti sessuali con il consenso della ragazzina e quando la stessa aveva già compiuto i 14 anni di età. E su entrambi era la stata la stessa vittima a fare differenza, manifestando, come evidenziato a chiare note dal Gip Barbara Bennato in sede di emissione di ordinanza.
Nelle carte dell’indagine “Ricatto” viene infatti messo in risalto l’atteggiamento rigoroso e puntuale della vittima: «Dunque “Omissis” è lucida, rigorosa e consapevole, non coinvolge indistintamente i ragazzi con i quali aveva intrattenuto rapporti sessuali in quel terribile periodo durato due anni, ma ne distingue nettamente i ruoli, cosi dimostrando, nonostante tutto, l’assenza di qualsivoglia spirito dì vendetta indistinto».
Per la stessa ipotesi di reato è in carcere un’undicesima persona, un minore, nei cui confronti sta procedendo il Tribunale per i minori di Reggio.
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