Il “giallo” del documento scomparso e il rischio d’inquinamento delle prove. La Procura di Catanzaro è convinta che a Calabria Verde, la società in house della Regione creata nel 2013 per “gestire” quasi 10mila forestali, sia stato costruito «un sistema criminale in cui la funzione pubblica è del tutto asservita agli interessi personali».
La responsabilità viene attribuita principalmente a Paolo Furgiuele, l’ex direttore generale venuto da Napoli e arrestato all’alba di mercoledì, ironia della sorte proprio il giorno dopo aver festeggiato il compleanno. Lui, rimarca il gip nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dalla Guardia di Finanza, sarebbe stato «al vertice» di un meccanismo «dalle modalità spregiudicate» che alimenta «presìdi di potere attraverso una schiacciante gerarchia e una gestione clientelare tradottasi, di volta in volta, in illecite concessioni operate a favore dei dipendenti». E non può essere un caso dunque, secondo gli inquirenti, che la direzione avesse invertito la logica alla base dell’erogazione dei fondi europei: i progetti per la messa in sicurezza non venivano presentati in base alle necessità del territorio, ma in funzione del personale già in servizio nelle varie zone e che veniva così retribuito. Duplice la conseguenza: gli interventi non sono stati realizzati e la Regione non potrà mai recuperare dall’Ue gli 80 milioni anticipati. Un sospetto danno erariale che certamente interesserà la Corte dei Conti.
Per il momento, però, gli indagati fanno i conti con la Giustizia penale. In carcere, con Furgiuele, è finito l’altro napoletano Alfredo Allevato, ex dirigente del settore Forestazione, antincendio boschivo e sorveglianza idraulica; ai domiciliari Marco Mellace, ex responsabile dell’ufficio Economato, mentre l’interdizione dai pubblici uffici è scattata per Antonio Errigo, ex dirigente della segreteria del dg oggi commissario del Parco delle Serre, e l’obbligo di dimora per Gennarino Magnone, agrotecnico destinatario di un incarico di consulenza esterna. Contestati a vario titolo i reati di peculato, abuso d’ufficio, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale e minacce a pubblico ufficiale.
Sarebbe «serio e concreto» il rischio di inquinamento probatorio, concetto posto dal gup alla base dell’ordinanza di custodia cautelare per Furgiuele e Allevato. Già in fase di indagini, ricorda il giudice, si sarebbe verificata la sparizione di un documento firmato da Allevato. Dagli archivi sarebbe stato sottratto il provvedimento «con il quale imputava alle anticipazioni regionali su fondi Por il costo degli straordinari non dovuti e tuttavia riconosciuti agli operai impiegati presso l’abitazione privata di Furgiuele». Che il documento esistesse non c’è alcun dubbio: l’ha confermato in sede d’interrogatorio un dirigente informato sui fatti e lo si evince dal richiamo al decreto “incriminato” in ciascun singolo mandato di pagamento.
Uno dei pilastri dell’inchiesta è proprio la ristrutturazione della villa di Furgiuele ad Amantea, eseguita da personale di Calabria Verde che risultava invece impiegato nell’ufficio di Paola e con materiale acquistato per conto della stessa azienda. È molto dettagliata la ricostruzione della Guardia di Finanza. Ogni mattina tra ottobre e dicembre 2014 e con meno frequenza fino a giugno 2015 gli operai, a bordo di un Ford Transit aziendale, si sarebbero messi in viaggio da Catanzaro verso Amantea, facendo rifornimento con una scheda carburante in dotazione all’azienda.
Tante le tracce seguite dagli inquirenti: il materiale «acquistato presso alcune rivendite catanzaresi per conto di Calabria Verde» che in quello stesso periodo stava ristrutturando la sede di Paola, il pavimento in laminato mai arrivato in azienda né «tantomeno installato», i racconti degli operai “dirottati” che hanno anche manifestato malumori. E in almeno un caso alle rimostranze («contestavo che venissimo impiegati nell’abitazione di Amantea e non nei cantieri di Calabria Verde») sarebbe seguito un trasferimento ritenuto dall’interessato come punitivo, poiché i nuovi cantieri «erano ben più distanti da casa mia».
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