Un "atto dovuto", e una serie di interrogativi. L'atto dovuto è la lettera che il presidente della Giunta regionale Mario Oliverio e il segretario generale della Regione Ennio Apicella hanno inviato ad un buon numero di consiglieri regionali (in carica o ex inquilini di Palazzo Campanella) per chiedere «la restituzione delle somme utilizzate quali fondi assegnati ai gruppi consiliari regionali negli anni 2010, 2011 e 2012». Allegata alla lettera il prospetto delle somme contestate, fondi che si ritiene illecitamente utilizzati: poco meno di 3 milioni di euro.
La lettera discende dalla precisa richiesta, indirizzata a Oliverio e ad Apicella dalla Procura regionale della Corte dei Conti, di «restituzione ed intimazione di pagamento» da intendere anche quale «atto interruttivo della prescrizione».
Un “atto dovuto" pertanto quello di Oliverio e Apicella, ai quali la Procura regionale del Corte dei conti guidata dalla dottoressa Rossella Scerbo si è rivolta in quanto è il Governatore il legale rappresentante della Regione, pur essendo i fondi illecitamente utilizzati di competenza dei Gruppi il cui riferimento politico-istituzionale è il Consiglio regionale.
Nella nota che la dottoressa Scerbo ha inviato alla Regione si fa riferimento alla vertenza che la Procura regionale della Corte dei Conti ha aperto «in ordine a fattispecie di indebita utilizzazione da parte dei componenti dei gruppi regionali (consiglieri e capogruppo) dei fondi assegnati negli anni 2010, 2011 e 2012».
Si sta parlando insomma della vicenda “Rimborsopoli”, l’inchiesta che la Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha avviato anni addietro sull’utilizzo “improprio” dei fondi appannaggio dei Gruppi consiliari della Regione Calabria e che ha visto coinvolti moltissimi protagonisti della vicenda politica calabrese della passa legislatura a Palazzo Campanella. Anche se in realtà si dovrebbe parlare di più inchieste (la prima ha riguardato gli ex assessori Nino De Gaetano e Luigi Fedele, nella seconda sono stati coinvolti quasi tutti i consiglieri nella passata legislatura: Giovanni Nucera, Pasquale Tripodi, Giovanni Franco, Alfonso Dattolo, Gianluca Gallo, Giovanni Bilardi, Carmelo Trapani (autista di Bilardi), Alfonsino Grillo, Ferdinando Aiello, Giuseppe Bova, Nicola Adamo, Giuseppe Giordano, Emilio De Masi, Domenico Talarico, Sandro Principe, Demetrio Battaglia, Pietro Amato, Bruno Censore, Mario Franchino, Mario Maiolo, Carlo Guccione, Antonio Scalzo, Francesco Sulla, Agazio Loiero, Diego Fedele) che potrebbero essere riunite nell’unico processo appena incardinato (quello a Fedele e De Gaetano), tutto da celebrare. E non è da escludere che altri nomi - il terzo troncone - possano aggiungersi.
Da qui un interrogativo che in molti si sono posti: dal momento che non c’è una sentenza, sulla scorta di quali elementi viene quantificato l’importo da restituire? Ci si trova forse di fronte ad una richiesta di natura cautelare?
Ma torniamo alla missiva del Procuratore regionale della Corte dei conti: viene sottolineato, a Oliverio e Apicella, che «si ritiene necessario che le S.V. a tutela del credito vantato dall'amministrazione regionale vogliano procedere (...) alla costituzione in mora dei presunti responsabili per gli importi indicati nell'allegato prospetto; con l'avvertenza che nei confronti dei consiglieri regionali la costituzione in mora dovrà avere ad oggetto non solo gli importi contestati uti singuli ma anche quelli imputati ai consiglieri facenti parte del gruppo di appartenenza».