Su proposta dell'assessore all'Ambiente Antonella Rizzo e del presidente Mario Oliverio è stato approvato nei giorni scorsi, dalla Giunta regionale, il Piano regionale di gestione dei Rifiuti (Prgr). Nei prossimi sessanta giorni sarà possibile, da parte dei legittimi portatori di interesse (come i singoli Comuni) presentare eventuali osservazioni, che saranno valutate dall’Esecutivo nei trenta giorni successivi; poi la pratica sarà trasferita al Consiglio regionale per l’approvazione definitiva. Si tratta di uno strumento di pianificazione della gestione dei rifiuti in Calabria per il periodo 2017-2022, suscettibile ogni sei anni di eventuale valutazione.
Tra gli obiettivi del nuovo Prgr vi è, in primo luogo, l’autonomia regionale di gestione del rifiuto; la minimizzazione della produzione dei rifiuti; il recupero delle risorse attraverso la raccolta differenziata; la massimizzazione del riciclo (attraverso la creazione degli eco-distretti); e, in ultima analisi, la riduzione a una opzione residuale il ricorso alla discarica per le sole frazioni trattate, non riciclabili.
Una delle questioni più rilevanti affrontate in sede di definzione del Piano, e sulla quale si è particolarmente impegnata l’assessore Antonella Rizzo, è quella della “potenziale interferenza” tra interessi collettivi e localistici nel momento in cui sono stati definiti i criteri localizzativi per gli impianti di gestione dei rifiuti, criteri che costituiranno vincoli nell’individuazione di nuovi siti o per l’ampliamento di quelli esistenti in sede di pianificazione a scala di Ambito territoriale ottimale (Ato). Le localizzazioni impiantistiche, quindi, saranno individuate solo nella fase di pianificazione locale e nella sua successiva attuazione.
Una delle principali caratteristiche del “sistema” è data dalla criticità dell’impiantistica che deriva dalla incompleta dotazione: quella attuale è incapace di soddisfare la domanda di trattamento, nonostante l’utilizzo di taluni impianti privati a servizio del circuito pubblico. Del resto, durante il periodo commissariale si è fatto massiccio ricorso al conferimento del rifiuto tal quale direttamente in discarica. E così, a tutto il 2014, circa il 70% del rifiuto urbano prodotto, veniva smaltito in discarica. La situazione è leggermente migliorata nel corso del 2015.
La dotazione impiantistica pubblica, composta da soli sette impianti di trattamento meccanico-biologico e da un termovalorizzatore a letto fluido, è incapace di soddisfare l’intera domanda di trattamento del rifiuto urbano residuo. Allo stesso modo vi è un il deficit impiantistico degli impianti pubblici di smaltimento (discariche di servizio) che sono necessarie per conferire gli scarti delle lavorazioni. Per rispondere a queste carenze il Prgr prevede il potenziamento degli attuali sistemi della raccolta differenziata (fino a raggiungere il 65%); la realizzazione degli eco-distretti, ossia dei poli impiantistici dedicati al recupero/riciclo che possano operare sia sui flussi provenienti dalla raccolta differenziata che sui rifiuti urbani residui (Rur); riefficientare le piattaforme esistenti.
In merito alla raccolta differenziata è previsto: la costituzione di una task-force per le criticità da aggredire nello specifico segmento; un supporto continuo e costante per le amministrazioni locali - attraverso uno specifico protocollo d’intesa - per mettere in atto le azioni necessarie per far partire, incrementare e consolidare la Raccolta Differenziata; il rinnovo dell’Accordo di Programma tra il Conai (Consorzio nazionale imballaggi) e la Regione.
Il Piano prevede, tra l’altro, la trasformazione degli esistenti impianti, basati sulla tecnologia TMB (trattamento meccanico-biologico) in altri, tecnologicamente più avanzati, in grado di recuperare, sia dalla frazione secca che dal rifiuto indifferenziato residuale, materia prima seconda, da immettere nel mercato del riciclo, con benefici economici ed ambientali per la collettività. Nelle more della realizzazione della nuova impiantistica pubblica prevista, purtroppo, nel transitorio, non è possibile prescindere dall’utilizzo degli impianti privati di trattamento presenti nel territorio regionale; ciò in ordine sia al trattamento del rifiuto urbano residuo (tal quale) che al compostaggio dell'umido proveniente dalla “Rd”, nonché allo smaltimento in discarica degli scarti di lavorazione.(p.c.)