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Ritrovato morto nella sua Panda

Ritrovato morto nella sua Panda

Lo hanno trovato nella sua auto privo di vita. Con una busta di plastica in testa, un cappio stretto al collo agganciato al volante e una bombola di gas completamente svuotata poggiata nell’abitacolo. Si sono concluse nel più tragico dei modi le ricerche di Bruno Gencarelli, l’allevatore di Rose sparito all’improvviso nella serata di martedì scorso. La Fiat Panda nera del 48enne è stata scoperta ieri mattina dopo tre giorni carichi d’ansia e paura, ferma in fondo a una stradina immersa nella boscaglia a circa tre chilometri dall’abitazione della famiglia Gencarelli. Un viottolo difficilmente visibile dalla vicina strada provinciale, dove molto probabilmente l’allevatore ha deciso di porre fine alla sua esistenza lasciando la moglie e due figli. A quanto pare, l’allevatore avrebbe anche vergato un’ultima lettera rivolta ai suoi cari, piombati in queste ore dentro un terribile incubo. Nessuno dei familiari e degli amici di Gencarelli aveva del resto mai notato segni di disagio. Anzi, alcuni raccontano che il 48enne avesse esplicitamente detto - anche negli ultimi tempi - di essere soddisfatto dal suo lavoro a stretto contatto con la natura. Manca però ancora qualche tassello per definire chiuso un caso che ha sconvolto l’intera comunità di Rose, piccolo centro alle porte di Cosenza. Non a caso, appresa la notizia del ritrovamento del cadavere, il procuratore bruzio Mario Spagnuolo ha comunque ordinato di procedere con l’autopsia prima di restituire la salma ai familiari. Oscura rimane del resto l’ultima traccia lasciata dal telefonino dell’uomo, elemento che ha contribuito a rendere più difficoltose le ricerche. Gencarelli aveva infatti telefonato al figlio dicendo di non aspettarlo a casa per cena poiché impegnato con un cliente a Lagarò, minuscola frazione incastonata tra i monti della Sila. Il cellulare dell’allevatore, venti minuti dopo la mezzanotte di lunedì, prima di non dare ulteriori segnali ha agganciato la cella telefonica di una località distante dal percorso che separa Rose da Lagarò. Misteriosa circostanza che l’inchiesta incardinata dalla Procura di Cosenza dovrà chiarire al più presto.

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