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La Procura riscrive la storia della politica

La Procura riscrive la storia della politica

Annota il gip Domenico Santoro nell’ordinanza: «Un primo dato acclarato riguarda il sorgere della “cupola”, che si pone in linea di continuità con la Santa ed evidenzia il ruolo di Pasquale Condello cl. 1950, “il Supremo”, nell’ambito della ‘ndrangheta cittadina, che gli consente, come si coglie da alcune delle dichiarazioni passate in rassegna, di influire sulla vita politica del Comune di Reggio Calabria, sulla scorta del legame con Italo Falcomatà, grazie all’intenso apporto alla sua elezione descritto dal collaboratore ed efficacemente riassunto nelle parole pronunciate da Giuseppe De Stefano, per cui il vero sindaco era da ritenersi, appunto, il Condello.

Ed ecco il pentito Nino Fiume: «Quando Giuseppe De Stefano uscì da prigione e mi disse: la politica si fa di “nascosto”, non come avete fatto voi – riferendosi a me e a Pino Scaramuzzino – quando bisogna portare avanti qualcuno, politicamente parlando, si lasciano nelle case i fac-simile di tutti (così se arriva la polizia si confondono le “idee”), e poi si manda a dire a tutti per chi votare, l’ultima settimana prima delle votazioni, come fece Pasquale Condello che appoggiò candidati di Forza Italia ma, all’ultima settimana ci chiese di votare per Falcomatà».

Comportamento, quindi, da replicare era quello del Paolo Romeo, l’ex parlamentare del Psdi (ri)arrestato nell’ambito dell’operazione "Mamma Santissima", in occasione delle elezioni amministrative del 2002 avrebbe dirottato voti della 'ndrangheta, fino ad allora andati a beneficio dell’ex sindaco di Reggio Calabria Italo Falcomatà (padre dell’attuale primo cittadino Giuseppe, scomparso prematuramente durante il mandato amministrativo), su Giuseppe Scopelliti, poi eletto a discapito di Demetrio Naccari Carlizzi, candidato sconfitto del centro-sinistra.

Il “particolare” emerge dall’ordinanza del gip. «Nel ricostruire gli interessi della 'ndrangheta nel settore della manutenzione e dei lavori pubblici in generale, i pm antimafia della Dda reggina parlano di Italo Falcomatà e Demetrio Naccari Carlizzi dopo avere delineato la figura di Vincenzo Carriago del cui sostegno – secondo quanto è scritto nell’ordinanza –, i due esponenti del centrosinistra avrebbero beneficiato. Al riguardo, negli atti si fa riferimento anche alle dichiarazioni di alcuni pentiti riportate in operazioni precedenti in cui le minacce subite dall’allora primo cittadino sono messe in relazione con il mancato rispetto degli impegni assunti con la cosca.

«Non v’è dubbio, quindi, che Falcomatà e Naccari Carlizzi – si legge nell’ordinanza – hanno beneficiato del sostegno mafioso di Vincenzo Carriago quantomeno in occasione delle consultazioni elettorali del 2001 e che in vista di quelle del 2002 Naccari Carlizzi aveva reiterato la richiesta di sostegno. L'imprenditore, invero, aveva opposto un netto rifiuto – sottolineano gli inquirenti – invocando il fatto che gli accordi raggiunti la volta precedente non erano stati rispettati e aveva anche declinato l’offerta di un’ipotesi di lavoro ammontante a 100.000.000 di lire».

Sempre secondo quanto è scritto nell’ordinanza, «Paolo Romeo era ben consapevole del fatto che Giuseppe Scopelliti fosse diretta espressione dei “padroni assoluti di tutti i pa… dei movimenti economici della città” e con essi ha stretto alleanza, al punto da orientare parte dell’elettorato mafioso che fino al 2001 aveva sostenuto Italo Falcomatà proprio verso Giuseppe Scopelliti».

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