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Sanità, il Governo impugna
due leggi regionali

Sanità, il Governo impugna due leggi regionali

Continuando a far finta di nulla sul fatto che la sanità calabrese sia commissariata, la politica continua... a farsi male. Puntuale come la passeggiata serale del filosofo Kant, è arrivata, da parte del Consiglio dei Ministri, l'impugnazione (ampiamente prevista) di due leggi regionali in materia di sanità che secondo i componenti del Governo «interferiscono con le funzioni del commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro». Ma l’aspetto più rilevante a livello d’immagine, è che una delle due leggi contestate dall’Esecutivo nazionale, la numero 11 del 20 aprile 2016, è stata impugnata anche per l’importantissima norma al suo interno (votata dai consiglieri regionali senza clamore e inizialmente sfuggita ai più) che ha raddoppiato da sei a dodici mesi la durata dell’incarico dei commissari straordinari delle Aziende sanitarie e ospedaliere. Una norma che da subito aveva innescato polemiche per la fuga in avanti in materia di incarichi che, in quanto commissariali, dovrebbero essere brevi in re ipsa e non certo tali da durare, se prorogati, ben due anni, consentendo 24 mesi di potere e gestione anche a chi non avrebbe i requisiti per essere nominato direttore generale, ma commissario sì. Un’anomalia nell’anomalia di una legge che il Consiglio dei Ministri non ha fatto passare perché «contrasta con i principi fondamentali della legislazione statale in materia di tutela della salute, e viola l’articolo 117, terzo comma, della Costituzione». In attesa che la Corte Costituzionale adìta dal Governo si pronunci, pesano come macigni le censure del Consiglio dei Ministri, che finora ha bloccato, impugnando diversi provvedimenti regionali, le continue intromissioni dell'organo politico nell’attività della struttura commissariale.

Una struttura, quella del commissario Massimo Scura e del sub commissario Andrea Urbani, il cui operato viene osteggiato dalla Regione in tutte le sedi, dai tavoli politici ai palazzi romani allo stesso Tar Calabria, dove il contrasto al commissario ad acta è stato addirittura esteso, se non erga omnes, quantomeno all’intero Governo Renzi (vedi il recente ricorso dell’Avvocatura regionale contro il Dca 46/2016 sull’eventuale utilizzo di personale Agenas da parte dell’Ufficio del commissario ad acta). Una guerra che adesso sembra ritorcersi contro chi l’ha dichiarata, investendo anche l’intero Consiglio regionale che ora dovrà difendere il suo operato davanti alla Consulta.

Le leggi impugnate

Le leggi della Regione Calabria impugnate dal Consiglio dei Ministri sono due, entrambe del 20 aprile 2016. La prima è la numero 10, che fissa «Norme per la tutela della salute dei pazienti nell’esercizio delle attività specialistiche odontoiatriche». È stata bocciata dal Governo in quanto «alcune norme riguardanti l’autorizzazione sanitaria degli studi odontoiatrici, interferiscono con le funzioni del commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro, in violazione dell’art. 120, secondo comma della Costituzione, e contrastano con le previsioni del Piano di rientro dal disavanzo sanitario, in violazione dei principi fondamentali della legislazione statale in materia di coordinamento della finanza pubblica e di tutela della salute di cui all’art. 117, terzo comma, della Costituzione». La seconda è la numero 11 (Istituzione dei servizi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico sanitarie, tecniche della prevenzione e delle professioni sociali - modifiche alla L.r. 7 agosto 2002, n. 29). Anche questa «interferisce con le funzioni del Commissario ad acta». Al suo interno, la norma che raddoppia la durata degli incarichi dei commissari di Asp ed Ao, che «viola l’art. 117, terzo comma, della Costituzione».

Figuraccia

«È con soddisfazione che prendo atto della bocciatura da parte del Governo di una leggina “farlocca” approvata ad aprile in prossimità della campagna elettorale e con l’evidente intenzione di condizionare il voto, in particolare a Crotone», asserisce la consigliera regionale Flora Sculco che aggiunge: «Questa figuraccia ricade sull’Esecutivo regionale che avrebbe dovuto correttamente indicare direttori generali e non prorogare i commissari». Anche Alessandro Nicolò, capogruppo di Forza Italia in Consiglio, non ha dubbi: «Prorogare i commissari nelle aziende sanitarie con una legge abborracciata e priva di ogni motivazione plausibile, è stato uno sbaglio colossale. Il presidente Oliverio ostenta un legame di ferro col Governo “amico” che però, evidentemente, dinanzi a sconcezze legislative come la legge regionale n. 11/2016, non può che opporsi. Il punto vero è che questa Giunta regionale è del tutto inadeguata». Per Francesco Cannizzaro, capogruppo Cdl in Consiglio regionale, «Mario Oliverio se ne deve fare una ragione: prova a compiacere il premier Renzi con le sue leggi ma ogni volta viene messo all’angolo dal Governo centrale. Oliverio non ha capito che non si scherza con la salute e che non si può entrare nelle grazie di qualcuno se questo qualcuno, in questo caso Renzi, di Oliverio non vuole nemmeno sentire il nome».

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