Adesso la Regione deve decidere subito il da farsi perché il lentissimo iter di costruzione dei due nuovi ospedali quello della Sibaritide e della Piana di Gioia Tauro rischia di fermarsi definitivamente.
Ieri si è abbattuta una nuova bufera giudiziarie sulle società Tecnis e Cogip Holding Srl che devono costruire i due presidi della Calabria. Le due società sarebbero state «asservite alla famiglia catanese di cosa nostra» e, oltre che a rimpinguarne le casse, avrebbero «consentito agli esponenti apicali dell’organizzazione di governare in qualche modo l’indotto, ottenendo sub appalti e forniture a imprese vicine alla organizzazione mafiosa ed accrescere il proprio potere e prestigio anche presso le famiglie palermitane, consentendo ad imprese loro vicine di infiltrare il settore delle commesse pubbliche». Questa la motivazione del provvedimento con il quale la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania ha disposto l’ amministrazione giudiziaria e il sequestro delle relative quote ed azioni societarie.
Adesso la giunta regionale che stava aspettano l’ok per avviare finalmente i lavori che si attendono da anni dovrà ulteriormente valutare il da farsi. Nel corso di una recente riunione a Roma il commissario straordinario nominato dalla Prefettura etnea, Massimo Ruperto, aveva rassicurato che la realizzazione dei due nuovi ospedali in Calabria sarebbe partita grazie all’aiuto delle banche. Adesso è di nuovo tutto in gioco perché occorrerà capire i successivi sviluppi del caso. La stessa società in serata si dice sicura di poter andare avanti nell’attività: «Con questo provvedimento – si legge in una nota – si pongono le condizioni per ottenere dalla Prefettura di ricollocare le società interessate dal provvedimento del tribunale, oggi ancora sotto interdittiva antimafia, nella white list».
Ma per i nosocomi della Sibaritide e della Piana di Gioia, il cui iter di costruzione ormai va avanti da 10 anni l’ulteriore intoppo arrivato ieri è solo l’ultimo in ordine di tempo perché la Tecnis, come si evince in un verbale del ministero dello Sviluppo Economico, è in attesa di capire anche il suo destino finanziario. Incombe sulla stessa l’incubo del fallimento e la Regione deve capire se ci sono i presupposti per andare avanti o cambiare pagina guardando soprattutto in prospettiva di lavori che quando inizieranno non finiranno certamente presto. Ruperto a Roma ha detto che « la situazione di sofferenza in cui si trova il gruppo è a causa di due eventi in particolare che si sono verificati in contemporanea: la richiesta di un piano di ristrutturazione del debito e il provvedimento di interdittiva antimafia» a cui adesso va aggiunto il sequestro di tutte le quote.
La domanda adesso è la seguente: che ne sarà dell’iter per i nuovi ospedali della Sibaritide e della Piana di Gioia Tauro (per il momento quello di Vibo Valentia è in salvo)? Forse la risposta arriverà a giorni quando a Roma tornerà a riunirsi l’unità speciale sulle imprese in difficoltà. Intanto il commissario della stessa Tecnis è stato chiaro: «Stanno proseguendo le interlocuzioni con le stazioni appaltanti e che potrà fornire degli aggiornamenti solo una volta concluse le stesse e, dunque, verso la fine del mese di febbraio». Sicuramente non sapeva quello che sarebbe successo. E ora ttti i piani rischiano maledettamente di complicarsi e la Regione non può decidere di non decidere e prendere ancora tempo. Ne è stato perso già troppo.