La lotta alla criminalità filo conduttore di tutti gli interventi alla cerimonia con il Capo dello Stato per l'inaugurazione della Cittadella regionale.
La consapevolezza del forte condizionamento mafioso che ancora limita la crescita della Calabria è stato il filo conduttore di tutti gli interventi delle istituzioni ieri presenti alla inaugurazione della Cittadella regionale. Dedicare la giornata a Lea Garofalo, «piccola donna che si è opposta alla ‘ndrangheta», é stata la proposta avanzata dal sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, che ha dato il benvenuto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella sala blu della nuova Casa dei Calabresi. Il richiamo alla necessità di dare un colpo d’ala all’immagine della Calabria è stato il leit motiv di quell'ora e mezza tra cerimonia e festa per la quale si è messa in moto una macroscopica macchina organizzativa che per la verità ha funzionato a dovere. C’erano, per cominciare, i giovani musicisti dell’orchestra di fiati di Laureana di Borrello, che hanno interpretato l’Inno di Mameli. Un minuto e mezzo di pathos con quei ragazzi di un paese “a rischio” che in passato il maestro Riccardo Muti ha voluto assolutamente dirigere in un concerto memorabile al Parco Scolacium. Del lavoro come il più potente guerriero dell’antimafia ha parlato il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, ricordando «i gravi episodi delle ultime settimane, le intimidazioni contro il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri e il presidente della commissione regionale antimafia Arturo Bova». «In Calabria - ha rimarcato il governatore Mario Oliverio - registriamo il più alto numero di attentati a danno degli amministratori locali. Da qui la scelta della costituzione di parte civile della Regione nei processi di mafia e la dichiarazione di rifiuto dei voti della mafia». Dopo aver ricordato l’assassinio di Franco Fortugno, Oliverio ha detto di ritenere «difficile che si possa accrescere il senso civico senza l’assunzione di una piena responsabilità delle classi dirigenti».
«Il contrasto alla criminalità organizzata e la battaglia per la legalità restano pietre angolari di ogni progettualità politica», ha concluso Sergio Mattarella, che prima di tornare a Roma ha ricordato come "sia stata positivamente contagiosa, per tutto il Paese, la voglia di giocare delle ragazze della squadra di calcio di Locri, nonostante oscuri condizionamenti. La Calabria non è sola e puó sconfiggere la mafia".
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