Sono state ridotte nel processo d'appello le pene fino a 14 anni di carcere inflitte in primo grado con rito abbreviato a 11 persone arrestate nel gennaio 2014 nell'ambito di un'inchiesta della Dda di Milano su un'organizzazione milanese legata al clan della 'ndrangheta Barbaro-Papalia. Non ha retto infatti l'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso, che riguardava solo tre imputati (Agostino e Saverio Catanzariti e Flavio Scarcella) oggi assolti dall'imputazione con la formula "perché il fatto non sussiste". Sono state confermate, quindi, solo le condanne per altri reati, tra cui estorsioni e traffici di droga. Una sentenza accolta dagli applausi degli imputati e dai loro familiari presenti in aula. Per alcuni di loro i giudici della quinta Corte d'Appello hanno ordinato la scarcerazione, in quanto hanno già espiato la pena. Secondo le accuse, l'organizzazione esercitava il controllo su alcune delle più note discoteche della movida milanese, attraverso i servizi di security e bodyguard, con gli imprenditori del settore disposti a chiedere la "protezione" dei presunti boss per trarre "vantaggi". Erano quattro le discoteche "protette", molto note in città: i 'Magazzini Generali', il 'Codice a barre', il 'De Sade' e il 'Borgo dei Sensi (ex Parco delle rose)'. Un altro dei "servizi" forniti, sempre secondo l'accusa, era quello del recupero "crediti derivanti da attività lecite e illecite". L'accusa di associazione mafiosa non ha retto, però, al processo d'appello. Per Agostino Catanzariti la pena è stata quindi ridotta da 14 anni a 8 anni di reclusione, per il figlio Saverio da 8 anni a 4 anni e 8 mesi e per Flavio Scarcella (responsabile di una società di security) da 7 anni e 8 mesi a 2 anni e 4 mesi. Pene ridotte, infine, anche per altri imputati. Il sostituto procuratore generale di Milano Laura Barbaini aveva chiesto la conferma delle condanne, mentre le difese avevano proposto l'assoluzione.
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