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La “cittadella”, si tirano le somme

La “cittadella”, si tirano le somme

È entrata di soppiatto nella vita dei calabresi, si direbbe in punta di piedi e facendosi largo a stento. Tanto che se ne parla a fatica, quasi con fastidio. Per qualche tubo rotto, per l’impossibile area destinata ai parcheggi, per gli innumerevoli disagi e problemi che si porta appresso, come la tragicomica vicenda della mancanza di qualche centinaio di metri quadri, in quel mare magnum di spazi, per ospitarvi la Struttura Commissariale che cura la Sanità calabrese: la cittadella regionale, la Casa dei Calabresi come venne battezzata dall’allora presidente della Giunta regionale Pino Nisticò quando venne approvato il progetto di massima per la nuova sede del governo della Regione redatto dall’architetto Paolo Portoghesi che aveva vinto il bando-concorso, il Palazzo degli Itali come vorrebbero chiamarlo quanti hanno partecipato al sondaggio lanciato sul sito ufficiale del Comune di Catanzaro un anno fa. Oggi il presidente Mario Oliverio, in una conferenza stampa programmata ad hoc, dirà qualcosa su questo insediamento ormai in piena attività nel più completo disinteresse, senza - come ha rimproverato il sindaco del capoluogo Sergio Abramo - un minimo di sottolineatura circa la portata storica dell’evento, laddove ci si precipita a tagliar nastri persino per l’inaugurazione di canili comunali. Ci sono delle date nella storia fin troppo lunga che segna le tappe di questa realizzazione importante per Catanzaro e fondamentale per la Regione. Ne ricordiamo alcune. Il 10 gennaio 1996 (sono giusto venti anni) il consiglio comunale di Catanzaro delibera l’individuazione dell’area di Germaneto per la localizzazione della sede della Regione; il 16 giugno dell’anno successivo la Giunta regionale (delibera 2859) ratifica l’operato della commissione di esperti appositamente designata dalla Giunta Nisticò e proclama vincitore il progetto “Città del Sole 2000” del prof. Portoghesi. Poi il silenzio, e le grandi manovre nel Consiglio comunale di Catanzaro per tentare di trasferire l’insediamento dagli ampi spazi della vallata di Germaneto e quelli più angusti di località Sansinato, a ridosso del capoluogo. Il motivo? A pensar male - diceva il divino Giulio - si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca. Cambiano i governi regionali e quelli comunali, e si arriva a maggio 2005, con la Giunta regionale guidata da Agazio Loiero che costituisce una Commissione composta da tre assessori (Luigi Incarnato, Michelangelo Tripodi e Doris Lo Moro) e dal sottosegretario alla Presidenza (Vincenzo Falcone) per esaminare la pratica. Come spesso accade in questi casi c’è il problema della possibilità di perdere i finanziamenti. I tempi vengono bruciati con i frequenti incontri del presidente Loiero con gli uffici del Cipe. Questa costante interlocuzione istituzionale consente di affidare i lavori entro la data del 31 dicembre 2005. Un giorno in più e la cifra verrebbe riprogrammata nell’intero territorio nazionale. Così nel gennaio 2006 viene sorteggiato (inedita procedura) il presidente della Commissione, scelto tra i 14 direttori generali della Regione, che avrebbe dovuto aggiudicare i lavori per la realizzazione della Cittadella. Il dirigente che assume la presidenza della Commissione è Francesco De Grano, all’epoca direttore generale del Dipartimento Affari internazionali, il più giovane Direttore generale della Regione. Il primo compito della Commissione, l’apertura delle buste contenenti le offerte presentate delle 4 imprese che avevano partecipato alla gara d’appalto. L’importo a base d’asta della gara d’appalto è di 72 milioni di euro. Il 31 luglio 2006 alla presenza del notaio Paola Gualtieri, viene firmato il contratto tra Regione e ditta appaltatrice. L’appalto dei lavori era stato vinto dall’Ati “Regione futura srl” (costituita dalla “Sadelmi Spa” di Sesto San Giovanni e dalla “Busi impianti” di Bologna). Scattano così i 70 giorni per l’avvio del progetto definitivo, cui sarebbe seguita la conferenza di servizi per la variante che ri-localizzava la sede della Regione a Germaneto. Il 26 gennaio 2007 si tiene la Conferenza dei servizi, per la stipula dell’accordo di programma tra Regione, Provincia e Comune di Catanzaro. A distanza di qualche giorno viene siglato l’Accordo di programma. Dopodiché, acquisito il parere della Consulta tecnica regionale, l’iter prevedeva che, nei successivi 50 giorni, dovesse essere redatto il progetto esecutivo (approvato il 23 luglio del 2007) ed entro 770 giorni la consegna dell’opera. La prima pietra? Il presidente Loiero la pone il 14 gennaio 2008. Neanche il tempo, però, di tirare un sospiro di sollievo che vengon fuori, durante gli scavi, alcuni reperti archeologici. Oltre un anno di stop prima del via libera della Soprintendenza. Intanto nel marzo 2009 il Contraente generale segnala alla Regione l’opportunità della realizzazione di una struttura in acciaio in variante rispetto all’originaria tipologia costruttiva prevista in cemento armato; per recuperare il tempo perso e per adeguare il tutto alle norme antisismiche. La variazione, accettata, vene normalizzata con l’accordo aggiuntivo stipulato il 12 agosto 2009. Nel giugno 2011 (Giunta Scopelliti) viene approvato il relativo progetto esecutivo e si va avanti nella realizzazione dell’opera completata un paio di mesi addietro. Doveva costare all’origine 65 milioni di euro, siamo intorno ai 110. Oggi il presidente Oliverio potrebbe aggiungere una ulteriore data che varrà la pena ricordare. Magari indicando la data di quella che sarà l’inaugurazione ufficiale per la quale Abramo ha auspicato la presenza del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio dei ministri. Presenze che potrebbero riparare un vulnus incredibile per la dignità della Calabria.

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