Tre villette, appartamenti di pregio, autorimesse e terreni, e oltre 1,6 milioni di euro in contanti: sono i beni confiscati dalla Guardia di finanza e dalla Dia di Reggio Calabria a due noti imprenditori della città, Pietro Siclari e Pasquale Rappoccio ai quali è stata comminata anche la sorveglianza speciale di ps per 3 anni e 6 mesi. Il provvedimento è stato emesso al termine di indagini svolte dal Nucleo di polizia tributaria-Gico della Finanza e dal Centro operativo Dia su una copiosa documentazione - ufficiale e non - riguardante contratti, quote societarie, atti di partecipazione e aggiudicazione di beni messi all'asta dal Tribunale fallimentare, atti notarili, scritture private. Indagini che avrebbero permesso di accertare un'ingiustificata discordanza tra il reddito dichiarato e il patrimonio a disposizione. Gli imprenditori, secondo l'accusa, sono contigui a esponenti delle cosche Tegano, Condello, Alvaro, Barbaro e Libri. Siclari, noto imprenditore nei settori edilizio, immobiliare e alberghiero, era stato arrestato il 17 novembre 2010 dalla Dia per estorsione aggravata dalle modalità mafiose nell'ambito dell'operazione "Entourage". L'imprenditore, in particolare, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dai rapporti con alcune cosche, avrebbe minacciato di morte un prossimo congiunto di un suo dipendente e costretto quest'ultimo a dimettersi dall'azienda rinunciando alla liquidazione. L'episodio risale all'agosto 2006, quando, dopo una rapina subita, Siclari avrebbe sfruttato la conoscenza di noti esponenti della 'ndrangheta per individuare gli autori del reato, scoprendo che il presunto basista era il figlio del suo dipendente. Per quell'episodio Siclari è stato condannato ad 8 anni di reclusione. Inoltre, secondo il Tribunale-Sezione misure di prevenzione, una delle imprese di Siclari è "costituita da capitali leciti ma, al tempo stesso, utilizza per lo svolgimento della propria attività metodi di carattere mafioso e costituisce uno strumento di cui si serve l'organizzazione criminale per seguire le proprie finalità illecite". Rappoccio, già presidente e proprietario della squadra di pallavolo femminile reggina "Medinex", che ha militato nella massima serie, nonché socio della "Piero Viola", prestigiosa società che ha vantato decenni di presenza nel massimo campionato di basket, è incensurato, ma è coinvolto in importanti procedimenti penali contro la 'ndrangheta. Un collaboratore di giustizia ha riferito che in occasione del matrimonio di una delle figlie di Giovanni Tegano, Rappoccio era stato invitato e aveva partecipato al banchetto riservato a pochi intimi organizzato dal cognato dello stesso imprenditore. L'imprenditore, inoltre, secondo quanto emerso nell'inchiesta "Reggio Nord" sarebbe stato tra gli ideatori e suggeritori del meccanismo formale atto a schermare l'operazione di acquisto da parte della cosca Condello della lucrosa attività commerciale "Il Limoneto", storico locale di riferimento della movida reggina e palcoscenico della "Reggio bene".