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Allarme OMS carni
consumi in calo
per sei miliardi

Allarme carni rosse. L’istituto Demoskopika con sede a Rende, presieduto da Raffaele Rio, ha stimato le ricadute a livello economico e occupazionale dell’allarme sulla correlazione carni-salumi-cancro lanciato  dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.  In soli dodici mesi, le famiglie italiane potrebbero ridurre di quasi 6 miliardi di euro il consumo di ogni genere di carne lavorata e non, di salumi e di insaccati ad oggi stimata in 28,4 miliardi di euro. Una modifica dei comportamenti d’acquisto alimentari, pari allo 0,4% della ricchezza prodotta nazionale, che produrrebbe preoccupanti ripercussioni sul comparto zootecnico ed agroalimentare italiano: oltre 50 mila posti di lavoro in meno. Il Mezzogiorno, che con quasi 380 mila unità lavorative assorbe quasi la metà degli attuali occupati in agricoltura, risulterebbe il sistema più colpito: circa 26 mila posti di lavoro a rischio e una contrazione dei consumi pari a 1.800 milioni di euro. A seguire il Nord ed il Centro rispettivamente con 14 mila e 11 mila unità di lavoro a rischio. In termini di consistenza territoriale, le prime dieci regioni ad essere maggiormente “provate” sarebbero la Campania con una perdita di 8.200 posti di lavoro, la Sicilia (-5.700 occupati), il Lazio (-5.300 occupati), la Puglia (-5.200 occupati), la Lombardia (-3.500 occupati), la Toscana (-3.300 occupati), l’Emilia Romagna (-3.200 occupati), il Veneto (-3.100 occupati), la Calabria (-2.600 occupati) e l’Abruzzo (-2.200 occupati). In coda si collocano le rimanenti realtà regionali con un calo stimato complessivo di oltre 8.900 posti di lavoro a rischio: Piemonte e Sardegna con una perdita stimata di circa 1.700 occupati in meno per entrambe. Seguono il Friuli Venezia Giulia (-900 unità), la Basilicata (-800 unità), l’Umbria (-750 unità), il Trentino Alto Adige (-650 unità), la Liguria (-600 unità). In coda il Molise e la Valle d’Aosta con una possibile riduzione rispettivamente di 480 e di 40 posti di lavoro. Il consumo di salumi, insaccati e ogni genere di carne lavorata risulta cancerogeno e, con ogni probabilità anche se ad un livello minore, è tale anche quello di carne rossa. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha incluso anche la carne di maiale tra la carne rossa, insieme a quella di manzo, vitello, agnello, pecora, cavalli e capre interessando buona parte dell’immenso patrimonio zootecnico italiano pari a poco più di 23 milioni di capi di bestiame destinati alla macellazione per il consumo “ospitati” da quasi 750 mila aziende con allevamenti: 9,6 milioni di suini, 6,6 milioni di ovini, 5,7 milioni di bovini e, infine, 857 mila caprini e 221 mila equini.

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