«Non siamo i becchini della terra, siamo semmai i medici, coloro i quali possono intervenire per tempo per diagnosticare i mali e somministrare le giuste cure. Non vogliamo solo essere chiamati al capezzale del moribondo o quando ormai non c’è più nulla da fare!». Francesco Fragale è il presidente dell’Ordine dei geologi della Calabria. La sua più che stanchezza appare frustrazione. Una doppia frustrazione: per il vedere ancora una volta il territorio sfigurato e per la straordinaria “tenacia” con la quale si continua a sottovalutare il rischio idrogeologico «in una regione - ricorda - che in Italia, assieme alla Toscana, detiene il primato degli eventi di questo genere». Una fragilità del territorio che l’opera dell’uomo ha, in qualche modo, accentuato. Così l’istantanea di quel tratto di linea ferroviaria penzoloni nel vuoto a Marinella, nei pressi Brancaleone, quel tratto della Statale 106 letteralmente inghiottito dalle acque della fiumara Bruzzano che riversandosi impetuosamente in mare ha spazzato massicciata e asfalto, richiama dolorosamente quei terribili giorni vissuti a ridosso dello scorso Ferragosto nel Cosentino. Altra devastazione, altri danni incalcolabili. Sempre Calabria. «Contro il rischio idrogeologico, lo ribadiamo, è necessario intervenire concretamente e con urgenza - aggiunge il presidente dei geologi calabresi -. Sino ad oggi le nostre istanze rivolte alla politica, ritenute indispensabili per l’avvio di una seria azione di prevenzione, sono state accolte soltanto nella teoria». Un passo in avanti potrebbe ora venire dall’avvio della protezione civile regionale «ma il lavoro da fare è davvero tanto, e non c’è tempo da perdere, come dimostrano le criticità che stanno accadendo». La realtà della Calabria è quella di una regione considerata per intero ad elevato o ad altissimo rischio idrogeologico. «Se poi a questo - ha proseguito nella sua analisi Francesco Fragale - si aggiunge che l’area del Reggino è caratterizzato dalla presenza di fiumare e torrenti, ecco che il quadro assume nitidamente i suoi reali contorni. In questo contesto se non si pone la dovuta attenzione agli interventi di manutenzione del territorio, di pulizia degli alvei, quel già è di per sè ad elevato rischio, si aggrava ulteriormente». E se sulla necessità di agire soprattutto sulla leva della prevenzione si conviene assai agevolmente, cosa diversa è quando si tratta di passare dalla “cu - ra” astratta all’intervento concreto. «Una costante e scrupolosa azione di monitoraggio del territorio è assolutamente indispensabile - ha concluso il presidente dell’Ordine dei geologi calabresi - ed in questa direzione dobbiamo, non solo qui in Calabria, recuperare molto sul piano del coinvolgimento delle giuste professionalità. E il geologo di zona potrebbe essere una prima importante risposta».
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