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Commissione antimafia
e rettori a confronto

“Le mafie non si combattono solo nelle aule giudiziarie, ma anche con una forte azione culturale che ne faccia comprendere la gravità e porti ad una presa di coscienza collettiva”. Un messaggio, chiaro e preciso quella della presidente della commissione antimafia Rosy Bindy, che dovrebbe essere scontato, in un paese in cui le mafie sono radicate, ma cosi non è visto l’alto indice di penetrazione della criminalità nonostante le azione di contrasto. Ecco perché assume valore anche simbolico e non solo l’incontro voluto dalla commissione con i 14 rettori delle università del mezzogiorno, sede prescelta l’Unical. Fare una sorta di alleanza che diventiti strutturata tra mondo universitario e commissione parlamentare antimafia. Questa l’idea della Bindi. A fare gli onori di casa il rettore Gino Crisci che ha accolto i colleghi e insieme la presidente Bindy accompagnata da  alcuni componenti della commissione. Va sottolineato che all’Unical da tempo ha attivato uno specifico corso sull’educazione alla legalità Pedagogia della Resistenza, resistenza alle mafie. Rispondendo ai cronisti sul  delicato e precario rapporto tra magistratura e governo emerso anche in questi giorni nel congresso dell’Associazione Nazionale Magistrati, se le azioni antimafia siano sufficienti ad incominciare dalla prescrizione, la Bindi ha ribadito che la legislazione antimafia è ottima, ma va inquadrata in maniera organica in un sistema più complessivo che non lasci varchi alle penetrazioni come avvenuto sinora. Da qui l’attenzione alla prescrizione e al reato di corruzione. Sui beni confiscati e loro riutilizzo ha detto che la riforma che si andrà a discutere in questa settimana prevede di un  riordino complessivo dell’Agenzia dei Beni Confiscati con una armonizzazione finora mancata tra provvedimenti giudiziari, destinazione, custodia. 

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