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C’è la ’ndrangheta in Svizzera, inflitte due condanne a Reggio

 Prima, significativa, conferma della presenza della ’ndrangheta in Svizzera. Il Gup di Reggio, Domenico Santoro, ha condannato ieri le due persone imputate nel processo “Helvetia”: 14 anni di reclusione per Antonio Nesci (rispetto ai 12 richiesti) e 12 anni di carcere per Raffaele Albanese (invece di 14). Entrambi sono originari di Fabrizia (provincia di Vibo Valentia) e farebbero parte, secondo la tesi accusatoria sostenuta dal pm della Direzione distrettuale antimafia di Reggio, Antonio De Bernardo, del gruppo di calabresi che aveva la propria base operativa a Frauenfeld, capoluogo del Canton Turgovia (popolato da poco più di 23 mila anime), la cittadina dove era stata impiantata una “locale” di ’ndrangheta perfettamente riconosciuta dalla “mamma” reggina. L’operazione “Helvetia” è datata agosto 2014, e rappresenta l’ennesima tranche della storica operazione “Crimine”. Secondo l’a c c usa, la cellula svizzera della ’ndrangheta operava in sintonia con la cosca Mazzaferro (tra le dinastie mafiose per eccellenza della Locride) e sotto la benedizione di don Mico Oppedisano, il patriarca di Rosarno riconosciuto quale il “capo crimine”. Nel mirino della Dda diciotto persone (sottoposte a fermo) per associazione di tipo mafioso, con l’a g g r avante della transnazionalità del reato in quanto commesso in Italia e Svizzera. In manette erano però finiti solo Antonio Nesci e Raffaele Albanese; le restanti sedici persone riusciranno a cavarsela con una denuncia a piede libero perchè residenti in territorio elvetico dove non è riconosciuto il reato di associazione mafiosa. Figura centrale dell’i nchiesta Antonio Nesci, alias “chiacchiarune” o “la montagna della Svizzera”. Una delle due persone condannate ieri a Reggio. Nel corso delle riunioni di ’n d r a n g h eta, summit video-filmati dagli inquirenti, proprio lui avrebbe incitato le giovani leve – a cui avrebbe assicurato la sua disponibilità ed il proprio sostegno – ad occuparsi del traffico di droga. Spiegandogli: «Chi vuole lavorare può lavorare … c’è il “lavoro” su tutto: estorsioni, coca, eroina, tutto c’è!...(inc)… 10 chili, 20 chili al giorno ve li porto… io!... Personalmente!... Il nostro è fatto. Ora fatelo voi, giovanotti!».

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