Paradossi della sanità calabrese. Un solo paziente in reparto e non perchè tutti scoppino di salute. A distanza di cinque mesi dal black out dei ricoveri, nella divisione di Lungodegenza del Capt lungrese ritorna il “fantasma” del blocco delle degenze. Un leitmotiv che da tempo accompagna le sorti dell’ex ospedale di Lungro, un presidio sempre più ostaggio della burocrazia o vittima sacrificale di un boicottaggio studiato a tavolino? Il nosocomio che opera in un contesto territoriale a forte densità geriatrica, cioè abitato da anziani, invece di “scoppiare” di degenti è praticamente senza pazienti. Un paradosso che l’azienda sanitaria non riesce a spiegarsi e che si ripercuote direttamente sulle tasche degli anziani bisognosi di assistenza medica, costretti a pagare un conto salatissimo alle strutture private per ricevere assistenza. Alla base della penuria di pazienti ci sarebbero le pastoie burocratiche. Uno degli impedimenti ritenuti «insormontabili ad autorizzare il ricovero a Lungro, è la difficoltà che incontrano i medici di base a predisporre la documentazione richiesta dall’Asp. I medici di famiglia, del resto, non sono stati istruiti in merito, sono stati abbandonati». E’ quanto riferito dalla figlia di un anziano che dopo una serie di “peripezie” è riuscita a ricoverare il genitore a Lungro. La richieste di ricovero, dunque, non arriverebbero neanche al vaglio dell’unità di valutazione aziendale preposta a dare il via libera all’inserimento in struttura. Sta di fatto che la burocrazia più dei decreti dei commissari ad acta, blocca i ricoveri e i servizi di assistenza territoriale che il Capt arbëresh dovrebbe erogare. Una situazione di inerzia che si protrae da tempo e che vede i pazienti di una vasta area del comprensorio del Pollino privati dei livelli essenziali di assistenza.
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