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L’agguato ai boss degli zingari, tre indagati

 A tredici anni di distanza, il procuratore aggiunto antimafia, Vincenzo Luberto e il pm Domenico Guarascio ritengono d’aver fatto piena luce sull’agguato che decapitò la famiglia Abbruzzese. Lo scenario del malaffare esplorato è quello al quale il vecchio boss di Doria, Tonino Forastefano, ha inchiodato ex amici e nemici della Sibaritide. Degli amici sapeva tutto, dei nemici abbastanza. Il padrino pentito era ai vertici del locale di Cassano e avrebbero deciso le strategie del clan, meditato gli affari, stretto alleanze, flirtato con la politica, progettato espansioni, ordinato omicidi. La sua ascesa coincise con l’annientamento della cosca dei nomadi, cominciata con l’agguato che costò la vita ai reggenti. La Dda ha notificato l’avviso della conclusione delle indagini preliminari a Forastefano e ai suoi presunti complici: Andrea Martucci, 35 anni, di Cassano (difeso dall’avvocato Vittoria Trapasso); e a Emanuele Bruno, 43, di Vibo Valentia (assistito dagli avvocati Giuseppe Di Renzo e Giancarlo Pittelli).

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