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Coldiretti Calabria
a protesta Brennero

Anche la delegazione calabrese, guidata dal presidente Pietro Molinaro, fin dalle prime ore dell’alba è presente al valico del Brennero e si è unita ad altre migliaia di agricoltori e allevatori per difendere l’economia e il lavoro delle campagne dai traffici di schifezze di bassa qualità che varcano le frontiere per essere spacciate come italiane. “Nei camion che stiamo fermando  - comunica Molinaro – c’è di tutto: dalle pancette, alle insalate e ancora piselli, tante cagliate e latte…,ma anche scarpe e tessile tutto per diventare magicamente italiano. C’è davvero da inorridire!!! Tutto questo – commenta Molinaro – toglie posti di lavoro e affama la nostra economia. I cartelli sono inequivocabili: si  chiede l’etichettatura di origine obbligatoria per tutti i prodotti alimentari: “No all’ Europa che blocca i profughi e spalanca le frontiere alle schifezze” o “Il falso Made in Italy uccide l’Italia”. Il nostro agroalimentare (ma non solo) , è un modello di sviluppo che si fonda sul lavoro delle imprese e sul loro radicamento nei territori con un profondo legame tra prodotto agricolo, sapiente trasformazione e patrimonio storico e ambientale. L’assenza di regole e di trasparenza e queste maglie larghe ci impoveriscono.  Dilagano fenomeni di imitazione e pirateria commerciale senza i quali il valore dell’export agroalimentare potrebbe triplicare. “Tutto questo – precisa il presidente di Coldiretti Calabria – costa alla nostra Regione unmiliardo di €uro l’anno”. Bisogna cambiare verso in agricoltura, la chiusura di un’azienda significa maggiori rischi sulla qualità degli alimenti che si portano a tavola e minor presidio del territorio, lasciato all’incuria e alla cementificazione. “A testimoniarlo  - continua - ci sono alcuni dati della nostra regione: 370 allevamenti che producono oltre 1600 quintali al giorno di latte e che attualmente garantiscono , tra occupazione diretta e indiretta, più di 1000 posti di lavoro;  oltre 780.000 quintali annui, tra latte e cagliate, importati che se prodotti in Calabria assicurerebbero altri 2000 posti di lavoro ed ancora il 53% degli allevamenti sono in collina e montagna con effetti positivi sulla custodia del territorio, sul dissesto idrogeologico e vero antidoto contro lo spopolamento e l’abbandono. L’esempio del latte è emblematico!La battaglia madre,  e ne va del nostro presente e futuro,  per ogni produzione  è l’indicazione di origine del prodotto in etichetta. Ma l’invasione riguarda anche prodotti dove siamo autosufficienti  come l’olio di oliva che vede  l’Italia come il principale importatore mondiale per realizzare miscele di bassa qualità da “spacciare” come Made in Italy.  “Non ci stiamo a  perdere il nostro patrimonio agricolo e agroalimentare che è il nostro petrolio. Con questa ulteriore mobilitazione al Brennero, all’Europa chiediamo regole certe quali:  indicazione obbligatoria dell’origine del prodotto agricolo in etichetta; regole comuni di produzione e divieto di utilizzo della denominazione “formaggio” per i prodotti ottenuti da semilavorati; miglioramento delle relazioni contrattuali nella filiera alimentare attraverso la definizione di un codice obbligatorio di buone pratiche commerciali, con relativa autorità di controllo e regime sanzionatorio per le pratiche commerciali sleali; eliminazione di forme di dumping all’interno della UE; effetti negativi sull’export dovuto all’embargo russo in particolare ortofrutta; scongiurare il rischio che il negoziato TTIP (un accordo commerciale con gli Stati Uniti) che può rappresentare la porta di ingresso degli Ogm in Europa e comportare un abbassamento degli standard di sicurezza alimentare e di qualità dei prodotti agroalimentari commercializzati nell'Ue; campagna straordinaria di promozione; aiuto straordinario ai produttori di latte; misure di prevenzione e gestione delle crisi dell’ortofrutta; ristrutturazione del debito delle imprese agricole. 

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