Cresce l'allarme a Rende. Nell’ex Legnochimica a causa delle alte temperature, si è nuovamente generato un fenomeno di autocombustione in corrispondenza dei laghi utilizzati all'epoca nei i processi di lavorazione per l'estrazione del tannino. Sul posto sono intervenuti anche gli agenti della Polizia provinciale di Cosenza, insieme ai vigili del fuoco e ai vigili urbani di Rende, che hanno presidiato la zona e interpellato i tecnici dell’Arpacal per nuove analisi dell’aria e delle acque. I valori parlano di un quadro di inquinamento piuttosto preoccupante. Per questo il Sostituto Commissario Maria Antonietta Pignataro ha inviato una comunicazione di reato alla Procura della Repubblica di Cosenza. Nell’esposto si evidenzia come nelle vasche della zona di contrada Lecco si siano sviluppati alcuni focolai di notevoli dimensioni , in presenza di cumuli di scarti industriali, con fuoriuscita di esalazioni di fumi. Il risultato, ricevuto dall'Arpacal dopo le analisi fatte sul posto da un tecnico del Servizio Suolo e Rifiuti e da altro personale del Servizio Aria per il campionamento e le analisi delle emissioni gassose sprigionate dalla combustione, individua nella zona interessata dalla ricaduta dei fumi “una concentrazione consistente di IPA (Benzo(a)pirene) e metalli (in particolare Ni)”.Per quanto riguarda il campionamento del materiale depositato nei laghi, l’Arpacal ha fatto riferimento alle analisi precedentemente effettuate, in occasione di un altro incendio verificatosi presso lo stesso sito nel mese di agosto del 2008, ritenendo immutata la situazione, ovvero con i valori di alluminio, manganese, nichel e ferro di molto superiori al limite massimo previsto dalla legge. Per questi motivi la Polizia provinciale ha provveduto ad inviare una dettagliata informativa alla Procura di Cosenza, ipotizzando la configurazione del reato di combustione illecita di rifiuti.
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