
«“Cambiate vita!”, grida Maria ai suoi devoti, in particolare a coloro che da tempo sono lontani dalla grazia di Dio per la loro cattiva condotta. Agli uomini e alle donne che appartengono a qualunque gruppo criminale o che sono finiti in attività criminali, la Vergine di Polsi fa sentire la voce accorata della mamma: “Per il vostro bene, vi chiedo di cambiare vita”». Ancora una volta è la chiesa a scuotere le coscienze, ad invitare ad uscire dal torpore, a spronare ad affrancarsi dall’odioso giogo di una criminalità che annichilisce l’uomo. Ieri a far sentire alta la sua voce contro le ’ndrine è stato il Vescovo Francesco Oliva della Diocesi di Locri-Gerace. Lo ha fatto con le parole contenute in una lettera di benvenuto indirizzata ai pellegrini in occasione dei festeggiamenti per la Madonna di Polsi. Il culto della Madonna della montagna, infatti, è molto radicato non solo tra i fedeli della provincia reggina, ma anche tra gli uomini della ’ndrangheta, che in passato hanno tenuto summit mafiosi proprio nei pressi del santuario di Polsi. «O Vergine di Polsi - ha proseguito il vescovo Oliva - aiuta a comprendere che la “violenza usata per ammassare soldi che grondano sangue non rende potenti nè immortali”. Assunta in cielo, Immacolata vergine dell’amore incontaminato, ricorda che “per tutti, presto o tardi, viene il giudizio di Dio a cui nessuno potrà sfuggire”». Per rendere omaggio alla Madonna pellegrini sono arrivati da tutti i paesi della Calabria, molti anche dalla Sicilia. Una devozione che quasi non conosce eguali, anche ben oltre i confini della Calabria sino alle Americhe. Devozione fortissima tanto che un pellegrino, arrivato scalzo dopo un viaggio a piedi quasi interminabile, ha subito voluto ricordare come «l’appuntamento con Maria di Polsi viene prima di ogni altra cosa». La solenne celebrazione è entrata nel vivo quando, il Vescovo mons. Oliva e il superiore don Pino Strangio hanno deposto sul capo di Maria e del Bambino Gesù le corone in oro con le quali la statua taumaturga viene incoronata davanti al popolo festante ogni 25 anni. Prima del 2006 il particolare rito si svolgeva invece ogni cinquant’anni. La notte della grande veglia, quando sacro e profano si mischiano, si confondono e si rispettano, ha fatto da cornice alla celebrazione eucaristica mattutina, e la relativa processione per le vie del vecchio borgo, con la statua lignea dono del principe Antonio Fulcone Ruffo di Scilla, animata da circa diecimila pellegrini. La statua, datata 1751, è stata portata in processione dai pellegrini di Bagnara, forse per il fatto che nel 1969 hanno realizzato la particolare vara. Questa è anche stata la prima processione presieduta da monsignor Oliva che del Santuario è anche l’Abate, perché nel 2014, anno della sua prima visita a Polsi, la processione non riuscì nemmeno a partire a causa dell’abbondante pioggia che allora imperversò sull’Aspromonte. «Quest’antico santuario – ha detto il Vescovo – sarà per tutti un’oasi di misericordia. Maria, la donna del sì, nostra compagna di viaggio è pronta ad accompagnarci, a fasciare e sanare le nostre ferite, le tante ferite di questa terra, intrisa del sangue, versato dall’odio e dalla violenza di uomini senza cuore, senza volto, senza scrupoli. Per intercessione di Maria giunga il perdono per i suoi tanti figli uccisi, sequestrati, derubati, feriti, lasciati senza vita ai margini della strada».
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