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Smascherati in poco più di 2 mesi un migliaio di finti braccianti

 Mille e duecento persone denunciate per truffa in danno dello Stato in poco più di due mesi. Numeri da brivido che testimoniano quanto il raggiro sia diventato, in alcune aree della Calabria, lo strumento più usato per drenare denaro pubblico. Sullo sfondo il mondo agricolo un tempo immaginato come l’industria naturale del territorio. L’ultimo caso, ieri, riguarda 176 finti coltivatori smascherati nella Sibaritide, che avrebbero indebitamente percepito dallo Stato indennità per 627 mila euro. Il 20 luglio, analoga notizia era rimbalzata dalle campagne di Crotone dove la Guardia di finanza ha scoperto un’azienda “fantasma” che dal 2003 foraggiava 23 persone destinatarie delle indennità spettanti ai braccianti. I terreni nei quali operava l’impresa erano da sempre totalmente incolti, privi di impianto di irrigazione e con resti di steli di grano (stoppie), della cui esistenza il titolare non era in grado di dare spiegazioni. L’azienda risultava addirittura priva di qualsiasi mezzo meccanico. La settimana prima (13 luglio) sempre le Fiamme gialle avevano denunciato, nel basso cosentino, 829 persone destinatarie di provvidenze pubbliche per tre milioni di euro. Come nella truffa scoperta nel Crotonese, una società operante nel settore agricolo aveva segnalato all’Inps un numero di giornate lavorative assolutamente spropositato rispetto al proprio giro d’affari: nel solo 2009 avrebbe infatti avuto ben 500 dipendenti a cui sarebbero stati corrisposti circa un milione di euro, a fronte d’un volume d’affari di poco inferiore ai 100.000 euro. L’impresa, inoltre, aveva dichiarato di svolgere attività su fondi agricoli di cui, in effetti, non aveva mai avuto l’effettiva disponibilità. Oltre il 90% delle giornate dichiarate erano fasulle. Non solo. Quando i finanzieri si sono presentati per delle verifiche, la società non ha esibito la documentazione amministrativa e contabile relativa al personale dipendente, giustificandone l’assenza come conseguenza d’un presunto incendio ai danni d’un veicolo che, però, non era mai stato denunciato. Molti dei beneficiari delle indennità erogate dall’ente di previdenza erano – ciliegina sulla torta persone già note alle forze dell’ordine. Alla fine di giugno, invece, a Rossano gl’investigatori avevano accertato che un’altra azienda predisponeva falsi contratti di fitto/comodato di terreni, documentando all’Inps una rilevante disponibilità di fondi agricoli tale da giustificare l’assunzione di operai agricoli a tempo determinato. Centotrentuno i finti agricoltori denunciati, 400.000 gli euro percepiti indebitamente. La cosa triste e drammatica è che il fenomeno, esteso dalla provincia di Reggio a quella di Cosenza, avrebbe semanticamente anche un certo fascino perchè, trattandosi di braccianti, potrebbe richiamare alla mente le antiche lotte contro campieri e latifondisti combattute nel Crotonese, sulle colline del Poro vibonese, tra gli agrumeti della Piana di Gioia Tauro. Lotte che portarono un celeberrimo ministro dell’Agricoltura, Fausto Gullo, a tentare dopo il secondo conflitto mondiale di ribaltare una condizione di sfruttamento cui per più d’un secolo erano stati costretti i contadini. Di romanticamente interessante, però, nella “imprese” di cui vi stiamo raccontando non c’è assolutamente nulla. I contadini dei quali ragioniamo nel terzo millennio in campagna non hanno mai messo piede. Solo in provincia di Cosenza, negli ultimi tre anni, ne hanno smascherati 8.000 costati alle casse pubbliche quasi 20 milioni di euro. Erano impegnati (si fa per dire) nella zona compresa tra Cassano e Corigliano. Decine i finti coltivatori scoperti nel 2014 a Crotone (costati 620.000 euro), Locri ( costo 400.000), Gioia Tauro (450.000), Cirò (danno accertato 500.000 euro) Petilia (costo 135.000), Maida (costo 2 milioni). Non va meglio guardando ai dati del 2013. Per esempio: tra Isola Capo Rizzuto e Petilia sono stati individuati dalle forze dell’ordine 353 falsi braccianti con costi a carico dello Stato che superano i 700.000 euro. La cosa tragicomica è che quasi un centinaio di loro risultava addirittura al lavoro il 31 novembre! 

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