Questione pascoli conto terzi, la Confcoltivatori ricorre al Tar del Lazio per l’annullamento del decreto Mipaaf che costringe gli allevatori a restituire centinaia di milioni di euro. Appello alla politica ‘O ci ascoltate o porteremo i trattori carichi di letame a Roma’. Una iniziativa che vede in prima linea anche la Confcoltivatori della Calabria che ricorda ai Parlamentari calabresi, come solo nella nostra Regione, rischiano il fallimento, per questo problema oltre 2000 aziende. In una nota stampa a firma del segretario nazionale Amelio e del responsabile regionale Benincasa, si ricostruisce la vicenda. Sotto accusa anche il Ministro Martina che ‘ha inteso risolvere il problema della truffa dei pascoli magri sopprimendo il malato anziché curando la malattia! Sinteticamente cercheremo di ricostruire l’intera vicenda. Qualche anno fa, alcuni allevatori veneti e lombardi, prendevano in affitto alpeggi d’alta quota in Abruzzo, per aumentare virtualmente la superficie agricola, al fine di riscuotere poi i premi Pac, attraverso la pratica del pascolamento conto terzi. In poche parole speculavano società di allevatori, messe in piedi solo per accaparrarsi i famosi pascoli di carta, in comuni dove amministravano sindaci compiacenti. Queste sedicenti società del nord, inoltre, obbligavano gli allevatori abruzzesi, rimasti senza pascoli, a stipulare contratti, a prezzi anche abbastanza alti. A seguito di continue denunce e per colpa di questi furbastri, che speculavano ben due volte con i terreni, (sub-affitto e benefici pac), nel 2013, Agea ha emesso una circolare che nel 2014 ha bloccato il pascolamento per conto terzi. Ne sono seguiti numerosi ricorsi uno pendente ancora presso il Consiglio di Stato. Nel frattempo il decreto del Ministro che penalizza gli allevatori onesti che hanno percepito gli aiuti 2014, per il pascolamento conto terzi, e ora devono restituire centinaia di milioni di euro all’Unione Europea, senza che questi possano poi essere più utilizzati in Italia!! Tutto ciò è vergognoso!! La ConfColtivatori non poteva rimanere inerme di fronte a tali infami scelte. Infatti, nello scorso mese di giugno, abbiamo impugnato davanti al Tribunale Amministrativo del Lazio, il vile, quanto, spregevole Decreto. La zootecnia è in difficoltà, la carne bovina si (s)vende, alla grande distribuzione, a 2 euro/Kg, il latte viene (s)venduto a 35 cent/L. Non parliamo poi della vicenda “quote latte”. Il settore frutta è in grave crisi. Gli aiuti comunitari sono stati ridimensionati. Il 2014 è stato l’annus horribilis dell’olio. I castaneti ed i noccioleti sono stati attaccati dal parassita c.d. cinipide. Il prezzo del gasolio agricolo è salito alle stelle. Le banche hanno ridotto l’accesso al credito per la mancanza di meccanismi di garanzia efficienti… e qua ci fermiamo, anche perché, volendo continuare, l’elenco delle sventure sarebbe ancor più lungo e dettagliato. Di fronte alle difficoltà appena accennate, il Governo ed il Ministro delle Politiche Agricole, per tutta risposta cosa fanno? Non solo introducono la vergognosa i.m.u. agricola, ma escogitano anche il modo per far restituire a migliaia di allevatori ed agricoltori centinaia di milioni di euro all’Unione Europea! In poche parole, il rischio di fallimento per molte aziende piccole, medie e anche grandi, dovuto proprio agli effetti del Decreto, appare tutt’altro che remoto”.
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