La nuova frontiera del guadagno illecito. Con l'esercizio abusivo delle scommesse on line, la ’ndrangheta ha scoperto l’ennesimo filone per fare soldi a palate all'ombra di una regolarità solo apparente. Con l'operazione "Gambling" la Dda reggina ha reciso alla base e fatto crollare la struttura criminale che gestiva il colossale giro di scommesse. «Mai in passato – sottolinea, con orgoglio, il procuratore Federico Cafiero de Raho – un’indagine così rilevante ha visto operare insieme Guardia di Finanza, Polizia, Carabinieri e Dia». «Mai come oggi – gli fa eco il capo della Dna Franco Roberti – il lavoro di gruppo è stato esaltato da un coordinamento così ampio ed efficiente. Un lavoro eccellente. D'altronde i numeri parlano da soli» De Raho ricorda la genesi dell'inchiesta avviata alcuni anni orsono quando un titolare di punto scommesse era stato costretto ad accettare una scommessa non online ma diretta: «È avvenuto che la ’ndrangheta – spiega – aveva attenzionato il mercato del gioco delle scommesse. La cosca Ficara che sostituiva la cosca Zindato procedeva con pagamento diretto del giocatore, il punto di commercializzazione raccoglieva somme di denaro come non era possibile fare». Il questore Raffaele Grassi è diretto: «Questa è la ’ndrangheta dedita agli affari. Ci sono settori aggrediti con finalità di reinvestire, ripulire denaro sporco». Nel corso delle indagini la squadra mobile ha esplorato il quartiere Archi, sede della cosca Tegano. L’attenzione è stata posta, anche, su soggetti di Santa Caterina, Modena, San Sperato, Melito, Villa, Messina Malta: «Dovunque – aggiunge Grassi – nascevano circoli ricreativi che fungevano da schermo all'attività. Con la clonazione del sito madre veniva creato un banco clandestino per raccogliere le giocate, gli introiti trasferiti attraverso codici bancari. Abbiamo trovato il “libretto nero” con annotate tutte le giocate». Il colonnello Lorenzo Falferi parla di Mario Gennaro: «È lui che controlla il sistema, espleta la sua funzione in nome e per conto della ’ndrangheta nel suo insieme. Gennaro a un certo punto decide di ragionare in termini aziendali. In un’intercettazione dice che si deve comportare come il presidente e tutti devono rispondere a lui. Era il referente unico e stabiliva lui a chi affidare i centri scommesse, tenendo conto delle logiche legate alla divisione territoriale». Il colonnello Alessandro Barbera annota come «attraverso la costituzione di uno schermo di imprese sia stata aggirata la normativa realizzando consistenti profitti utilizzati per acquisire ulteriori licenze anche estere». Poi racconta l’episodio dei 20mila euro trovati nella lavatrice a casa di un indagato, commentando: «Aveva trovato il modo per pulire il denaro sporco». Il colonnello Gaetano Scillia tratteggia la figura di DL, «definito dal gip come personaggio che ricopre posizione apicale, indicato come il capo, procedeva a organizzazione della rete dislocata a livello nazionale, che agiva in piena sinergia con Mario Gennaro. L, esperto in giochi, ha deciso di trasferire all'estero la sede dell'attività prima a Malaga e poi a Malta».