Ancora un locale in odore di mafia sequestrato nel centro di Roma. Il ristorante 'Il Barroccio', vicino al Pantheon, a Roma, è stato sequestrato dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) a Salvatore Lania, imprenditore calabrese in contatto con personaggi legati alla 'ndrangheta. Lania era stato arrestato per intestazione fittizia di beni e gli erano stati tolti 'Er faciolaro' e 'La rotonda', locali sempre in via dei Patini, nella zona centralissima della capitale, frequentata dai turisti. 'Il Barroccio' è stato sequestrato in base a un decreto del Gip di Roma, Lania, originario di Seminara (Reggio Calabria), era stato arrestato il 12 marzo dalla Dia. Gli erano stati sequestrati beni mobili e immobili per dieci milioni di euro. I beni sequestrati oggi ammontano invece a circa un milione di euro. L'uomo era stato coinvolto anche nell'inchiesta sul Cafe' de Paris a via Veneto, in mano a prestanome della potente cosca reggina degli Alvaro, sequestrato e poi confiscato. Il ristorante 'Il Barroccio' resta aperto ma è stata applicata la misura dell'amministrazione giudiziaria controllata. Così come è avvenuto per gli altri due locali sequestrati allo stesso imprenditore, l'attività di ristorazione continua e i proventi vengono utilizzati per pagare il personale e i fornitori. Lo scopo è assicurare il ciclo produttivo e i livelli occupazionali. Il tutto è gestito da un amministratore giudiziario nominato dal tribunale. Via dei Pastini, dove sono ubicati, uno dopo l'altro, i tre locali sequestrati a Lania, è una piccola strada molto frequentata dai turisti che visitano Roma e affollano a ogni ora del giorno i tre ristoranti. E secondo la Coldiretti sono almeno cinquemila i locali della ristorazione in Italia nelle mani della criminalità organizzata, che approfitta della crisi economica per penetrare in modo sempre più massiccio e capillare nell'economia legale. Il volume d'affari complessivo dell'agromafia è salito - rileva la Coldiretti - a 15,4 miliardi di euro, in netta controtendenza rispetto alla fase recessiva del Paese. L'agroalimentare - conclude Coldiretti - "è divenuto una delle aree prioritarie di investimento della malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana della persone". (ANSA)